Linea 6, i lavori stanno distruggendo il patrimonio di Napoli: richiesto intervento Unesco


Alcuni esponenti delle Assise della città di Napoli e del Mezzogiorno hanno scritto una lettera alla commissione nazionale italiana dell’Unesco per chiedere un’ispezione volta a verificare i danni provocati dai lavori della metropolitana al patrimonio culturale della nostra città.

Gli interventi sconsiderati in Piazza del Plebiscito, nella Villa comunale e sul Monte Echia, Acropoli di Partenope, sulla cui sommità è stato costruito, in zona archeologica, un torrino per la cabina di un ascensore,  rischiano di pregiudicare il prestigioso riconoscimento con grave danno di immagine per Napoli e per il nostro Paese. […] Si chiede inoltre l’intervento immediato delle Autorità competenti per verificare se le norme in vigore sono state rispettate durante i lavori e se le autorizzazioni richieste dai progettisti erano corredate dai documenti occorrenti e dalla illustrazione del luogo , sede di ruderi romani appartenenti alla Villa di Lucullo dove, deposto,  fu confinato da Odoacre nel 476 a.C. Romolo Augustolo l’ultimo imperatore romano dell’Occidente“, si legge nella richiesta.

Sabato scorso è stata indetta una conferenza stampa organizzata dall’onorevole Rina Valeria De Lorenzo (Leu), per illustrare nel dettaglio le motivazioni che hanno portato a tale intervento: “La costruzione delle gallerie in cemento armato per la metro, che corre parallela alla linea di costa, dalla Galleria Vittoria (chiusa da tempo) a piazza Municipio, ha formato una diga ai flussi dei fiumi sotterranei che prima sfociavano in mare e ora si ingrossano nel sottosuolo aggredendo palazzi e monumenti dell’intero tratto di costa“, si legge nel comunicato stampa, danneggiando monumenti circostanti, come Colonna Spezzata, Arco Borbonico, Palazzo Reale, Castel Nuovo (Maschio Angioino), Monte Echia, Via Partenope, Piazza Plebiscito.

Piazza del Plebiscito

Proprio Piazza Plebiscito è deturpata ormai dal 2018 dalla presenza di cantieri che avrebbero dovuto chiudere nel giro di 14 mesi ed invece permangono lì, fagocitando anno dopo anno lo spazio della piazza, senza lasciar intravedere la fine di tale scempio. Difatti i lavori della metro 6 hanno alle spalle un passato burrascoso, sin dal principio il territorio ha mostrato punti critici ma, nonostante ciò, si è sempre andati avanti, e a pagarne le conseguenze non sono solo i monumenti di Napoli, ma gli stessi cittadini.

Veduta dall’alto di Piazza Plebiscito invasa dal cantiere

Il dott. Polichetti, presente alla conferenza stampa, denuncia che le documentazioni sulla valutazione dell’impatto ambientale (VIA) inerenti ai lavori della metropolitana non risultano reperibili, e ciò è assurdo se si considera l’area a rischio idrogeologico e i problemi che si sono registrati già con i primi cantieri per la linea 6, come il crollo del Palazzo Bovino Guevara il 4 marzo 2013, al seguito del quale non sono stati presi provvedimenti, nè si è pensato di effettuare un’altra analisi del territorio con conseguente nuova VIA, senza la quale ad esempio il cantiere aperto a Piazza Plebiscito nel 2018 risulta praticamente abusivo (senza contare i danni provocati ai monumenti circostanti quali il Teatro San Carlo, la Galleria Umberto o la Chiesa di Santa Brigida, il Maschio Angioino, per citarne alcuni).

All’altezza del Palazzo Bovino nel 1990, durante i lavori per la metro (inizialmente Linea Tramviaria Veloce – LTV) iniziati in occasione di Italia ’90, si fermò la talpa, macchinario per costruire le gallerie che avrebbero dovuto ospitare la metropolitana, ostacolata dai terreni paludosi trovati all’altezza della Riviera di Chiaia, un problema che si sarebbe potuto prevenire, se si fosse tenuto conto dei suggerimenti di esperti, come il geologo Riccardo Caniparoli (che da sempre si batte contro gli scavi per la metro ad Arco Mirelli), ma che invece ha annunciato l’inizio di una serie di dissesti nell’area, come ricorda il Prof. Polichetti nel suo libro La Metrocricca.

Nel 1997 fu approvato dal Comune di Napoli il piano dei trasporti, in cui era prevista la realizzazione della linea 6, sullo stesso tracciato della LTV, ma più in profondità nell’area di Chiaia, così da evitare altri problemi con il terreno melmoso, appoggiandosi ad uno strato di tufo.

Anche questa soluzione risulta priva di senso, “La decisione di scavare così in profondità il tracciato è stata la vera causa del disastro che, oggi, purtroppo è evidente: se con il tracciato superficiale, infatti, si sarebbero intercettate solo le circolazioni di due acque, quella dolce proveniente dalle colline e quella salata dell’intrusione marina. Con lo scavo in profondità, invece, è stato stravolto il delicato equilibrio dell’ambiente idrogeologico il quale è caratterizzato, a quelle profondità, non solo da due circolazioni idriche in equilibrio, bensì da tre tipi di acque con caratteristiche molto diverse tra loro per densità, composizione chimica, temperature e direzione di flussi e pressioni” si legge ancora in La Metrocricca di Antonio Polichetti. Ciò oltre ad essere pericoloso per gli utenti, vista l’alta probabilità di allagamenti in caso di piogge, ha totalmente distrutto la vegetazione della Villa Comunale, vista l’alterazione delle acque sotterranee, ha provocato dissesti e allagamenti nella galleria Vittoria (chiusa al traffico)al Palazzo Reale ed al Maschio Angioino,senza dimenticare i problemi di cittadini e commercianti dell’area, che si sono visti alle prese con acqua che riaffiorava dal suolo ed allagamenti durante i lavori per la realizzazione della metropolitana.

Monte Echia, linea 6 lavori

L’ultimo scempio riguarda la sommità del monte Echia dove è presente un altro cantiere per la realizzazione di un ascensore che ha attraversato la montagna per oltre 30 metri terminando con un torrino di circa 3 metri di altezza che impedisce la vista sul Golfo e deturpa il paesaggio“, altra questione che ha portato alla richiesta di un’ispezione da parte dell’Unesco, nelle parole dell’onorevole Rina De Lorenzo.

La torretta dell’ascensore che deturpa il paesaggio

Anche nel caso di quest’opera pubblica, d’altronde, si notano delle incongruenze rilevabili nella relazione degli architetti Prof. Giulio Pane e Prof. Carlo Coppola, dove si evince che risultano assenti le domande di autorizzazione archeologica e paesaggistica, non si è tenuto minimamente conto del possibile patrimonio nascosto nel Monte, già noto per i resti della Villa di Lucullo (non tenuti in considerazione durante l’intero progetto, probabilmente proprio per non coinvolgere la Soprintendenza).

A difesa del sito archeologico il comitato Ridateci Monte Echia si è battuto, ma anche le loro richieste di abbassare l’altezza del torrino dell’ascensore in modo da permettere di ammirare lo splendido panorama è stata disattesa, si evince dunque una totale incapacità da parte delle istituzioni, non solo locali, di garantire procedimenti trasparenti e lineari nel caso di opere pubbliche,  danneggiando l’intero patrimonio artistico, culturale ed archeologico di Napoli.

L’Unesco è stata dunque chiamata in campo dal Prof. Giuseppe Comella,Presidente del Comitato scientifico delle Assise, dal Prof. Francesco de Notaris, Coordinatore delle Assise e dall’ Avv.Francesco Iannello – Segretario Generale per vigilare ed indagare, nella speranza che quest’organo possa aiutare a salvaguardare la città, possa vigilare sulle norme inerenti ai progetti per verificarne l’attuazione, nelle parole dell’onorevole Di Lorenzo “l’Unesco deve intervenire immediatamente per porre fine a questo lento suicidio del patrimonio della città” e a quanto pare, dopo sabato, qualcosa si sta muovendo. Speriamo che istituzioni e cittadini insieme possano porre finalmente fine alla malagestione in modo da curare la ricchezza che appartiene a tutti noi.

Dopo la conferenza di sabato mattina sul centro storico di Napoli Patrimonio Unesco e in risposta all’appello dell’…

Pubblicato da Rina Valeria De Lorenzo su Lunedì 22 marzo 2021


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI