Giallo Napoli, il colore usato in tutto il mondo e tanto amato dagli Impressionisti
Mar 28, 2021 - Claudia Ausilio
"Golfo di Napoli" di Ivan Konstantinovic Ajvazovskij
“Dipingete solo con questi colori? Dov’è il vostro Giallo Napoli? Il nero pece, la terra di Siena, il blu cobalto, la lacca bruciata? È impossibile dipingere senza questi colori”. P. Cézanne
Il Giallo Napoli, un colore tanto caro agli impressionisti perché ricco di sfumature cromatiche, amato da Paul Cézanne che affermava, che senza il nero pece, la terra di Siena e il giallo di Napoli, era impossibile dipingere.
Una tonalità di giallo chiaro e luminoso che presenta anche una gradazione rossastra. Un accostamento di colori giallo-rosso per Napoli, che trova conferma anche nello stemma del Comune. Secondo alcuni studiosi, fu l’imperatore Costantino che associò il giallo dell’oro e del sole, alla città partenopea, scegliendo poi il rosso come simbolo di potere e di giustizia.
Perché Giallo Napoli?
Tendiamo spesso ad associare la città di Napoli all’azzurro del mare, del cielo e della squadra di calcio, ma è il giallo il colore che più la rappresenta. Il giallo a Napoli è ovunque: dal busto di San Gennaro, noto come “Faccia Gialla”, ai colori di Castel dell’Ovo, dalla pietra dei Campi Flegrei
ricca di zolfo alle ginestre del Vesuvio e ai limoni della nostra terra. Questo colore è associato alla positività, alla genuinità delle persone e al loro calore.
Esso è un pigmento inorganico minerale naturale, o sintetico che si ottiene tramite l’ossidazione di antimonio fuso in corrente d’aria, aggiungendo 12 parti di antimonio, 8 di minio, 4 di ossido di zinco. Il nome antico era “giallorino” e l’epoca d’uso corrisponde al XVII-XVIII secolo. Ma è con l’impressionismo e l’espressionismo che il Giallo Napoli raggiunge il suo acme. Essendo un colore molto versatile, era indispensabile sulle tavolozze di questi artisti, lo ritroviamo infatti in Paul Cézanne, Matisse, Gauguin, dai Fauves, Mirò, Kandinsky, e anche in alcune composizioni di William Turner. Quest’ultimo nel dipinto del 1800 “Castello di Dolbadarn” usò proprio questo pigmento.
Da dove deriva?
Esso risultava particolarmente affascinante come pigmento, soprattutto perché quasi nessuno era certo della sua provenienza. Salvator Dalì, ad esempio, credeva venisse estratto dal Vesuvio.
Il primo probabilmente ad usare il termine “Giallo Napoli”, fu Andrea Pozzo, un gesuita italiano e pittore barocco. In un affresco realizzato e redatto tra il 1693 ed il 1700, viene nominato un pigmento giallo, il “Luteolum Napolitanum”. Solo nel Settecento, cominciò ad apparire il termine Giallolino di Napoli, che poi si diffuse anche nella lingua inglese: “Naples yellow“.
Fonti
– “Atlante sentimentale dei colori” edito UTET
– Manuale pratico di Tecnica Pittorica. Enciclopedia Ricettario. V Edizione. Editore Ulrico Hoelpli Milano.