Il 12 aprile a Pompei e in tutto il mondo romano iniziavano i Cerealia, la festa legata a Cerere, dea delle messi e della fertilità, che duravano fino al 19.
Giovani donne vestite di bianco sfilavano in città e le arene si animavano con i “Ludi Cerealici”, spettacoli dove era obbligatoria la tunica bianca.
Cerere era tra le divinità più importanti nel pantheon romano ed italico, onorarla adeguatamente significava per gli antichi assicurarsi una dose di grano che bastava per un anno intero. Durante la festa venivano offerte frutta, miele e venivano sacrificati buoi e maiali.
A Pompei sono stati rinvenuti ben 35 pistrina (panifici), insieme a numerosi semi, granaglie varie e ben 80 pagnotte. A Roma la parte più spettacolare avveniva il 19 aprile: il grande giorno delle solennità rituali e delle attività ludiche spettacolari, che comprendevano la corsa delle volpi nel Circo Massimo.
Le Cerialia, sono verosimilmente, arrivate a noi come feste dei Ceri che ritroviamo in tutta l’area italica e particolarmente ricca di significato è la festa dei ceri di Nola.
I panifici a Pompei erano numerosi, molti oltre al pane sfornavano ogni giorno numerosi dolci. Quello di Popidio Prisco (in foto) è posto lungo il vicolo Storto (Regio VII 2, 22), nel cuore della città ed è costituito da un forno a mattoni, da un mulino connesso al panificio, perché il luogo di macinazione della farina e di lavorazione facevano parte dello stesso processo di produzione.