Allora per il rimbombo tremano l’alta Procida e Inarime
duro letto imposto da Giove a Tifeo.Virgilio (Eneide, IX, 715-713)
Secondo il mito sotto l’isola d’Ischia sarebbe incatenato il gigante Tifeo confinato da Zeus sotto l’isola di Pithecusae, che erutta fuoco rendendo calde le acque e che, con il suo irrequieto agitarsi, provoca terremoti. Fu scaraventato dal re degli dei in mare e condannato a sorreggere per l’eternità Ischia sulle proprie spalle. Le sue lacrime si trasformarono in acque termali, i suoi lamenti in boati di terremoto e lava vulcanica. Molte località dell’isola verde hanno preso il nome dalle varie parti del corpo di Tifeo: il Ciglio, La Bocca, Panza, il Testaccio, Piedimonte.
Verso Punta Imperatore, tra Forio e Sant’Angelo durante la navigazione si può ammirare il fronte roccioso della costa, caratterizzato da una strana morfologia noto come “Piede di Tifeo” (poi negli anni ’80 fu simpaticamente rinominato “Piede di Maradona”).
Tifeo, come narra Esiodo nella Tifonomachia, era figlio del Tartaro e di Gaia, la quale lo genera con l’intenzione di farne l’oppositore di Zeus e il vendicatore di Crono, al quale voleva fosse restituito il trono degli dei. Tifone (Tifeo) impersona allegoricamente le forze vulcaniche e anche per questo fu considerato il padre dei venti impetuosi (tifoni).
Quale personificazione del vulcanesimo, con il suo mito giustificava la natura ignea dell’isola e i suoi frequenti movimenti tellurici che spaventavano nell’antichità i suoi abitanti. Secondo gli antichi i movimenti del gigante provocavano i terremoti, mentre dalle sue lacrime dal suo caldo respiro avrebbero avuto origine le acque termali e le fumarole tipiche dell’isola verde.