Aversa, nasce il “Museo dei Matti e della Medicina” nell’ex ospedale psichiatrico
Nov 16, 2021 - Francesco Pipitone
Il Museo dei Matti e della Medicina presso l’ex ospedale psichiatrico di Aversa. È questo il progetto presentato dal Comune di Aversa insieme al Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto di Studi sul Mediterraneo (CNR-ISMED), giunto sul tavolo dell’Agenzia per la Coesione Territoriale: in ballo ci sono 44 milioni di euro che potrebbero servire a rifunzionalizzare l’area della Maddalena. Insieme al Museo dei Matti e della Medicina verrebbero realizzati anche un Museo dell’Alzheimer e un Museo Archivio delle cartelle cliniche degli internati.
A illustrare l’idea è Alfonso Golia, sindaco di Aversa: “L’idea progettuale denominata Sud Social Sustainable HUB (3SHUB), se selezionata, potrebbe essere ammessa ad un finanziamento di circa 44 milioni di euro da utilizzare per la riqualificazione della parte storica dell’area della Maddalena. Siglare protocolli di intesa con le Istituzioni del territorio e non solo, è un metodo innovativo che rafforza l’importanza e la centralità della partecipazione per soddisfare i bisogni e le esigenze delle nostre comunità. Siamo convinti che le sinergie istituzionali e territoriali ci consentono di sviluppare politiche innovative per la rinascita sociale, culturale ed economica dei nostri territori e di superare anche le carenze della pianta organica comunale”.
“L’Hub sarà un luogo d’incontro – continua il primo cittadino – tra il mondo della scuola, della ricerca e dell’impresa finalizzato all’utilizzo delle nuove tecnologie per sviluppare idee (prodotti, servizi e modelli), che incontrino i bisogni sociali del territorio e allo stesso tempo creano nuove relazioni sociali, nuove collaborazioni e nuove competenze”.
Da Murat ai Borbone: ad Aversa il primo ospedale psichiatrico d’Italia
Quello di Aversa è stato il primo ospedale psichiatrico nella penisola italiana. Nel 1813 il re di Napoli Gioacchino Murat fondò la Real Casa de’ Matti, che con il ritorno di Ferdinando I di Borbone, nel 1815, divenne il Real Morotrofio. Ferdinando, addirittura, vi portava in visita i nobili per mostrare loro come le condizioni di vita degli internati fossero ben diverse rispetto ai manicomi del resto d’Europa: gli aristocratici, riferisce l’umanista e storico Gaetano Parente, erano “attoniti del vedere per esempio un biliardo fra i pazzi, dell’udirli a suonare e cantare e talvolta recitar commedie e conversare con chicchessia affabilmente; non più catene, (…) alla reclusione antica sostituito il beneficio della vita attiva ed i giocondi passatempi e le salubri passeggiate per l’aprica campagna”.
Quello che fu il primo esempio di vera cura verso i cosiddetti “matti”, non certo criminali da tenere in catene, merita dunque di rivivere e mostrare i fasti del passato per porre l’attenzione verso i bisogni del presente.