Don Dolindo, il prete napoletano delle profezie. Padre Pio: “Napoletani andate da lui, è un Santo”
Nov 02, 2022 - Salvatore Russo
Don Dolindo
Don Dolindo Ruotolo era un sacerdote napoletano nato alla fine dell’Ottocento, coetaneo di Padre Pio di San Pietrelcina. È lui stesso a spiegare il significato del suo nome nell’autobiografia. Dolindo significa “dolore“. E la sua vita fu costellata da aventi dolorosi fin dai primi mesi della sua nascita. Un nome che gli fu imposto dal padre al Battesimo. Figlio di Raffaele Ruotolo, ingegnere e matematico e di Silvia Abate, discendente della nobiltà napoletana.
Don Dolindo. La vita
A 11 mesi già fu costretto a sottoporsi ad un intervento chirurgico per un osso incarnito sul dorso delle mani. Poi un intervento per un tumore sotto la guancia. La numerosa famiglia, le scarse entrate e l’avarizia del padre costrinsero il piccolo e giovane Dolindo a vivere in povertà. All’età di 8 anni il padre lo chiudeva nella sua camera al buio dove conviveva con gatti e topi. Dolindo nonostante la paura si inginocchiava e pregava Dio.
Dolindo diventa sacerdote
Prese i voti così come suo fratello Elio. Operò a Napoli a Taranto e Molfetta. Il suo desiderio era quello di partire come missionario in Cina ma gli fu negato. Anche la vita da sacerdote fu segnata da episodi dolorosi che lo mortificarono ma lo forgiarono per le successive prove di vite che avrebbe incrociato. A Taranto insieme ad un altro sacerdote era continuamente mortificato da questi che lo riprendeva spesso davanti agli alunni di un collegio che già accusava molti problemi di disciplina. Successivamente fu destinato nella vicina Molfetta come insegnante del seminario e maestro di Canto Gregoriano. Rimase qui 6 mesi.
Don Dolindo e la Chiesa
Improvvisamente la Chiesa sembrò voltargli le spalle. Lo accusò di essere negligente, formale, dogmatizzante. E dovette sottoporsi ad un giudizio. Aveva delle figlie spirituali riconvertite dallo stesso Padre Dolindo che cominciarono a frequentare la scuola spirituale del sacerdote. Ed ebbero tantissimi benefici. Pensarono però bene di accusarlo al Santo Uffizio. Per lui fu un dolore immenso. Ma nonostante ciò si recava a casa dei suoi accusatori, voleva far tornare il sereno nel loro animo. Lo facevano così soffrire che lui desiderava spendere quel dolore per la Gloria di Dio. Subì una ingiusta condanna dalla Chiesa. Forse per la natura dei suoi scritti, come il commento alla Sacra Scrittura. Così come l’atto di Abbandono a Gesù.
Don Dolindo e Padre Pio
Era coetaneo di Padre Pio che nutriva una fortissima stima per Don Dolindo. Si racconta che un giorno Padre Pio disse ad alcuni devoti napoletani che andavano a fargli visita: “Ma perché venite da me che avete Don Dolindo a Napoli? Andate da lui che è un Santo”.
Don Dolindo, la morte
La sua vita di sacerdote proseguì Napoli nella chiesa di San Giuseppe dei Vecchi di cui il fratello Don Elio era il parroco. Intorno a lui si radunarono tanti giovani, uomini e donne che formarono l’Opera dell’Apostolato della stampa diffondendo in ogni luogo i suoi insegnamenti attraverso i suoi scritti. Interi volumi epistolari. Scriveva in modo molto chiaro, perché voleva arrivare a tutti. Nel 1960 un nuovo calvario lo travolse. Un ictus che immobilizzò il suo lato sinistro ma non si fermò, continuò a scrivere alle sue figlie spirituali. Morì dieci anni dopo, nel 1970 il 19 novembre. Attualmente riposa nella chiesa di San Giuseppe dei Vecchi a Napoli vicino al fratello Elio.
Don Dolindo. La profezia
Ogni anno, da oltre cinquant’anni, il 19 novembre, centinaia di persone si recano sulla sua tomba per rendergli omaggio e per bussare tre volte sul marmo. In vita, infatti, il sacerdote partenopeo era solito dire ai fedeli: «Quando sarò morto, venite da me, bussate tre volte sulla mia tomba e io vi risponderò». Tra i cattolici che rendono omaggio al sacerdote delle profezie molti arrivano dalla Polonia. Don Dolindo predisse l’elezione di Karol Wojtyla a Papa e la caduta del muro di Berlino. Scrisse: «Ora la Polonia libererà il mondo dalla più tremenda tirannia comunista. Sorge un nuovo Giovanni che con marcia eroica spezzerà le catene oltre i confini imposti dalla tirannide comunista. Ricordalo. Benedico la Polonia».