Nonostante l’assenza di legittimazione, Eduardo Scarpetta è stato il padre dei celebri fratelli De Filippo. La genealogia di chi a lungo ha incarnato i panni di Felice Sciosciammocca, infatti, è stata per tanto tempo nascosta o, quanto meno, resa misteriosa dalla famiglia Scarpetta.
Solo una decina di anni fa, però, tra le mura dell’Università degli Studi di Napoli Federico II si è tenuto un convegno nel quale un team di studiosi ed esperti hanno delineato i precisi legami di parentela di una delle famiglie che maggiormente ha segnato il teatro napoletano. Eduardo e Titina De Filippo, come aveva fatto il padre, mantennero sempre riservo sul loro legame con Scarpetta. Diversamente, invece, Peppino sentì il forte bisogno di parlare di quella che da lui fu definita una ingombrante parentela.
Nella sua autobiografia pubblicata nel 1976, intitolata Una famiglia difficile, per la prima volta Peppino rese chiaro quello che tutti sapevano, ma che nessuno osava dire pubblicamente, cioè che loro tre, Titina (1898), Eduardo (1900) e Peppino (1903) erano figli naturali di Eduardo Scarpetta (1853-1925).
Diversamente dalla linea omertosa seguita da Titina ed Eduardo, Peppino dichiarò pubblicamente la crudeltà che Eduardo Scarpetta dedicò ai figli illegittimi, pretendendo di essere chiamato zio ed esiliando Peppino per cinque anni presso una famiglia umile di Caivano, allontanandolo dalla madre naturale. E, infatti, nella sua autobiografia egli ha scritto: “Io già sono stato disgraziato alla nascita perché avevo un padre che non era un padre, non mi ha riconosciuto e non mi ha dato affetto di padre”.
Eduardo reagì molto male alla lettura delle dichiarazioni rese pubbliche dal fratello minore, dichiarando a sua volta: “Peppì, questi panni sporchi si lavano in famiglia”. Maquesta per Peppino fu una specie di autoanalisi, voleva sfogarsi, dire la verità su questo padre non padre, scrivendo anche le cose più luride e marce di questo uomo che ai suoi occhi era un approfittatore di donne.
Una diversa considerazione di Scarpetta, invece, arriva dal testo pubblicato dalla figlia Maria, Felice Sciosciammocca, mio padre, che descrive il padre come un uomo dolce e mostra una grande gratitudine verso di lui. La figlia femmina riconosciuta era sempre nel suo camerino, poiché voleva assorbire da lui il mestiere, infatti scrive: “Ero troppo piccola e per quanto figlia d’arte durante la rappresentazione non mi reggevo in piedi dal sonno e una sera mi addormentai ed ebbi uno schiaffone da Edoardo Scarpetta trovandomi poi sul palcoscenico senza sapere nemmeno come”.
Tuttavia, al di là della legittimità, tutti i figli, fatta eccezione per Domenico, il figlio del re affidato a Scarpetta, hanno recitato in Miseria e Nobiltà nei panni di Peppiniello con la celebre battuta “Vincenz m’è pat a me”.