Cultura

25 marzo, l’Annunciazione: cosa significa e perché si festeggia oggi

Annunciazione. Oggi 25 marzo si ricorda l’Annunciazione del Signore, il momento in cui nella città di Nazareth l’angelo del Signore diede l’annuncio a Maria.

«Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo», e Maria rispose: «Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola». E “per noi uomini e per la nostra salvezza si incarnò nel seno di Maria Vergine per opera dello Spirito Santo e si è fatto uomo”, come si recita nel Credo.

Annunciazione, perché si chiama così

Il nome è legato all’annunzio dell’angelo Gabriele a Maria circa la nascita del Messia, secondo il racconto del Vangelo di Luca. Da questo deriva il nome declinato al femminile e al maschile (Annunziata, Annunziato o Nunzio).

Si festeggia oggi perché mancano nove mesi alla nascita di Gesù del 25 dicembre. La solennità è abbastanza antica, da fonti storiche si sa che “nella prima metà del VI secolo, la Chiesa di Costantinopoli celebra con solennità l’Euaggelismòs (Annunciazione) il 25 marzo”.

La raffigurazione nell’arte

Dell’Annunziata è famoso il quadro di Antonello da Messina (1474). Una delle raffigurazioni più antiche dell’Annunciazione è quella dell’ignoto pittore delle catacombe di Priscilla che raffigura la Vergine seduta in trono e il messaggero in piedi (del III secolo d.C.). Nell’arco trionfale di Santa Maria Maggiore a Roma (432-440) il mosaicista rappresenta la Vergine vestita da principessa. Nel Medioevo la Vergine viene raffigurata come un’orante e come avviene nella cappella degli Scrovegni affrescata da Giotto (1305) – sia Maria che l’angelo sono in ginocchio.

Famosa è anche l’Annunciazione di Leonardo da Vinci o quella del Beato Angelico. In alcune rappresentazioni la Vergine allunga la mano verso l’angelo, che le consegna un giglio. La simbologia del giglio è simbolo di purezza.