Per comprendere le origini relative all’adorazione dell’Immacolata Concezione, o della Vergine Maria più in generale, bisogna fare un salto indietro nel tempo e capire come nasce e da dove proviene il culto della “Dea Madre“. La questione della Dea Madre è ben attestata nel mondo dell’ antico Mediterraneo, ed assume un nome diverso in ogni località: Ishtar per gli Accadi, Artemide-Diana ad Efeso, Afrodite-Venere a Cipro, Demetra ad Eleusi o Bellona a Roma. Ma l’esempio emblematico, e che ci permette di comprenderne le origini, è quello della “Dea Iside” di origine egiziana.
Gli egiziani erano profondi conoscitori delle stelle e la maggior parte delle loro credenze religiose provenivano proprio dal “culto degli astri”. L’adorazione della Dea Madre probabilmente non è altro che l’evoluzione dell’adorazione della Costellazione della Vergine.
Iside era la madre di Horus. Detta anche “Isis” era venerata fin dal IV millennio a.C come moglie e madre ideale e come signora della natura e della magia. Essa era simbolo della fertilità e della purezza. Suo figlio Horus, detto anche “Dio Sole” nasceva il 25 dicembre, era il figlio di Dio, veniva considerato un messia e nella sua vita terrena compiva molti miracoli. Con l’avvento della dinastia tolemaica (323 a.C.) il suo culto si diffuse in tutto il Mediterraneo e nel secondo secolo d.C. Roma divenne il centro della religione di Iside. I romani avevano attribuito alla Dea vari nomi, tra cui; raggio di sole, madre di Dio, colei che tutto cura, regina del cielo, madre divina, madre misericordiosa, grande vergine.
Il culto della divinità si sviluppò soprattutto in Campania, attraverso i grandi porti commerciali di Puteoli e Neapolis, grazie alla numerosa presenza di mercanti alessandrini. I contatti tra Campania ed Egitto sono molto antichi e risalgono già IX sec. a. C. Il poeta Licofrone di Alessandria d’Egitto conosceva infatti la Via Herculanea di Baia e la descrive in un suo scritto. Tracce del culto di Iside si possono trovare a Napoli dove c’era una vera e propria comunità alessandrina che aveva il suo centro nella Regio Nilensis, tra Via Tribunali e Via San Biagio dei Librai, dove oggi si trova la famosa statua del Nilo, oppure a Pompei, dove è conservato un tempio dedicato alla Dea Iside, perfettamente integro nelle sculture e nell’apparato decorativo.
Il culto di Iside verrà praticato fino al 305 d.C. raggiungendo il suo apogeo con l’imperatore Diocelziano, per poi sparire definitivamente con l’editto di Costantino nel 312 d.C. E’ plausibile quindi suppore che vi sia un’affinità tra la vergine Iside e la concezione che noi oggi abbiamo della Vergine Maria, anche considerando che l’arte paleocristiana si è ispirata proprio all’iconografia della Dea alessandrina. Infatti, proprio come la nostra vergine, Iside veniva rappresentata seduta mentre allattava Horus, iconografia molto simile a quella della Madonna Nera di origine paleocristiana, oppure in tunica ed con il capo ornato dal disco solare, rappresentazione che poi i cristiani riprenderanno proprio per l’iconografia dell’Immacolata Concezione.