Riprendiamo l’appuntamento con l’excursus storico sulla cultura filosofica a Napoli. Quello della città con la filosofia è un connubio mai interrotto; un rapporto che si snoda nei secoli e che ne ha fatto un punto di riferimento di intellettuali di tutto il mondo. Il filo rosso che lega Napoli alla philosophia continua, infatti, anche nel Medioevo con Tommaso d’Aquino: santo, filosofo e teologo di fama internazionale, autore della Summa theologiae, opera che ha segnato la cultura medievale e che ha avuto un’influenza di grande portata sulle epoche successive. Il Doctor Angelicus, come lo chiamavano i suoi contemporanei, in riferimento alla leggendaria castità, nasce a Roccasecca, ma ben presto se ne allontana per completare gli studi. Ancora una volta è Napoli, con la fervida vita culturale, a fare da sfondo alla vicenda umana di quello che poi diventerà uno dei più noti pensatori di tutti i tempi. Il giovane Tommaso giunse in città nel 1239, poco più che adolescente, per formarsi all’Università che in quel periodo era sotto la giurisdizione di Federico II di Svevia: ancora oggi nota come Università Federico II di Napoli. Lo Studium Generale era lo strumento attraverso il quale l’imperatore formava la classe dirigente dell’impero. Il periodo napoletano fu fervido e produttivo dal punto di vista formativo. Qui Tommaso ebbe modo di frequentare le Arti liberali e di avere contatti con il Convento di San Domenico: in quest’ambiente maturò, giovanissimo, la decisione di entrare nell’ordine.
L’Italia Meridionale viveva un momento d’oro dal punto di vista culturale. Michele Scoto, dal 1220 al servizio di Federico II, aveva iniziato a tradurre opere dal greco e dall’arabo, soprattutto Averroè. Per questo motivo erano fiorenti, a Napoli, a Palermo e a Salerno gli studi di medicina, di astronomia araba ed era ben nota la scienza aristotelica. G. Tocco ci tramanda il nome di due maestri che San Tommaso ebbe nel corso dei suoi studi in città: Martino da Dacia e Pietro d’Irlanda. Temendo il pericolo imminente, dopo aver preso l’abito da frate, fu mandato a Bologna ma, nel corso del viaggio fu rapito dai suoi familiari e tenuto prigioniero per circa un anno: lo scopo era quello di dissuaderlo dalla sua scelta. Teodora, sua madre, aveva per lui altri progetti: voleva diventasse abate di Montecassino. Ed è proprio in questo frangente che la famiglia, avrebbe mandato nella stanza una fanciulla nuda, allo scopo di tentarlo e sedurlo. Sembra che il buon Tommaso, chiamato il Bue Muto dai suoi compagni di studi, la cacciasse via con determinazione.
Il giovane completò gli studi a Colonia, discepolo di Alberto Magno (dal 1248 al 1252) e fu, in un secondo momento, mandato a Parigi, ma rimase sempre legato a Napoli, a quel Convento dove aveva potuto rispondere alla chiamata del Signore. Qui aveva inziato un rapporto con due figure che resteranno fondamentali nella sua vita: Giovanni di San Giuliano, che influì enormemente sulla sua vocazione, e Tommaso Agni da Lentini, l’uomo che lò “vestì” da monaco. Nella città partenopea ritornerà nel 1272, chiamato da Carlo I d’Angiò e qui rimarrà fino alla partenza per Lione: troverà la morte a Fossanova prima di raggiungere la città. Ed è proprio a Napoli, dove celebrava messa ogni giorno, che si è rafforzato il suo culto, dopo la sua morte.
Bibliografia
Abbagnano Nicola, Fornero Giovanni, Filosofi e filosofie nella storia, vol 1, Paravia, 1994.
Di Mauro Leonardo, Vitolo Giovanni, Breve storia di Napoli, Pacini Editore, 2012.
Filosofia, Garzanti, 2014.
Spiazzi Raimondo, San Tommaso d’Aquino: biografia documentata di un uomo buono, intelligente, veramente grande, EDS Editore, 1995.
Torrell Jean-Pierre, Amico della verita: vita e opere di San Tommaso d’Aquino, ESD Editore, 2002.
www.treccani.it.