Commovente, doloroso, umano: è “Visite”, lo spettacolo che sonda le possibilità dell’anima
Feb 02, 2015 - Francesco Pipitone
Tutto è calmo, tutto è tranquillo, come Cico. Oppure, meglio, tutto sembra calmo, sembra tranquillo, mentre i fantasmi ed i tormenti sono dentro in attesa di uno spiraglio, pronti a divorare l’anima, il cuore, le viscere. Visite, lo spettacolo andato in scena al Teatro Arcas di Napoli, è una riflessione sull’identità dell’uomo, quella esteriore così come quella interiore e secondo varie possibili declinazioni, è un cammino su una corda sottile che discrimina il ricordo e i fantasmi, l’amore dall’odio, il sogno dalla realtà, il passato e il presente. A seconda dell’oscillare del nostro spirito su tale corda le cose e le persone hanno una sembianza diversa, possono ingannarci o possiamo ingannare noi stessi, dato che anche, soprattutto l’Io è sottoposto a costante mutevolezza. Il tempo, d’altra parte, è un’entità relativa, una distensione dell’anima per dirla con Sant’Agostino, in modo tale che un ricordo può essere sempre vivo, forte, distruttivo, e qualcosa che è accaduto decenni prima può sembrare, è presente, la sua durata dilatata indefinitamente, a volte infinitamente.
Gli attori, Roberto Cardone (Cico) e Marcella Vitiello (Raquel), con la regia di Niko Mucci, sanno guidare bene lo spettatore su quel confine, calandosi ottimamente nella vicenda: Raquel, sicura da subito, suggerisce vari possibili aspetti della storia per poi scomparire e lasciare il posto a Cico, la cui interpretazione al principio è forse volutamente (ma ci se ne accorge solo all’ultimo) incisiva, per poi esplodere alla fine con un monologo interpretato in maniera sensazionale e, non lo dico per adulazione o per il gusto di esagerare, capace di far venire la pelle d’oca e commuovere gli spettatori presenti. Il segreto di Visite è essere riuscito a racchiudere armonicamente un insieme di tematiche, l’amicizia, l’amore e l’odio, l’identità, le vite parallele, un’altra vita per un prodotto sapiente, abile, in grado di parlare e far nascere interrogativi in coloro che vi assistono: che cos’è la realtà? Esiste? Dove si trova, fuori o dentro di me? Se fossi stato io Cico, sarei riuscito ad andare oltre quel corpo e amare, in modo cosciente, squarciando le mie strutture mentali? La soluzione che dà Visite è forse la più naturale, la più dolorosa, la più significativa, la più umana.