“Sembri proprio una capera!“. Quante volte lo abbiamo sentito dire, specialmente alle nonne o alle persone anziane? Ma chi è ‘a capera?
Per le donne napoletane, già agli inizi dell’ 800, avere una chioma ordinata e ben pettinata, era una cosa basilare per il proprio aspetto. Vanitose e appariscenti, tutte volevano apparire impeccabili, specialmente per le occasioni importanti, senza mai sfigurare.
Oggi per noi è normale pensare di entrare in un qualsiasi salone di bellezza, per chiedere al parrucchiere un’acconciatura o un particolare taglio, ma anticamente, per le donne funzionava diversamente.
‘A capera, era quella figura che noi oggi identifichiamo nella parrucchiera a domicilio. Si recava nelle case delle donne che richiedevano il suo intervento e con notevole maestria intrecciava, avvolgeva, arricciava e tagliava i capelli delle clienti, soddisfacendo in ogni modo i loro desideri.
Pensando alla sua figura, è inevitabile non chiedersi, come faceva ad ottenere un’ottima piega senza l’utilizzo dei modernissimi apparecchi per parrucchieri. Il bello sta proprio in questo, nella semplicità dei suoi utensili, quali mollette, forcine di osso e di tartaruga e particolari pinze che una volta scaldate, potevano essere utilizzate per lisciare o arricciare i capelli, anticipando di molti anni la venuta delle moderne piastre per capelli.
La frase citata inizialmente “sembri proprio una capera“, non si riferisce però a quello che oggi definiamo uno degli antichi mestieri napoletani, ma fa riferimento alla consueta abitudine della capera, di riportare fatti e confessioni delle altre clienti a cui precedentemente aveva prestato servizio, creando così una fitta rete di pettegolezzi “rosa”.
Oggi molte donne, dal parrucchiere per ingannare il tempo, leggono riviste di gossip, ma quante preferirebbero una ricca chiacchierata che racconta i pettegolezzi di quartiere?
Cara capera, quanto ci manchi!