La parola fiaba, derivante dal latino flaba, da fabŭla, narrazione della tradizione popolare, basata sulle vicende di personaggi fantastici, viene inevitabilmente associata ai fratelli Grimm, a Charles Perrault ed ad Hans Christian Andersen, famosissimi nel mondo per aver scritto numerose fiabe, che hanno fatto sognare milioni di bambini.
In realtà il primo a divulgare la fiaba, come espressione popolare, fu un napoletano, originario di Giugliano in Campania: si tratta di Giambattista Basile, scrittore ed appassionato di letteratura del periodo barocco, nato il 15 Febbraio 1566 e morto il 23 Febbraio 1623. Fu lui il primo a pubblicare una raccolta di novelle per i bambini, chiamata “Lo cunto de li cunti ovvero lo trattenemiento de peccerille”.
L’opera, di impronta medievale, con variazioni che si adattano al genere popolare, è stata dedicata all’Accademia napoletana degli Oziosi ed è composta da ben 50 fiabe in lingua napoletana pubblicate tra il 1634 e 1636, lette anche da un pubblico adulto per la complessità dei temi trattati. È anche conosciuta come Pentamerone (cinque giornate), in quanto sono 10 novellatrici a narrarle nell’arco di 5 giorni, ispirandosi al Decameron di Boccaccio. Fu tradotta in lingua italiana da Benedetto Croce, che ha affermato che si tratta de “”il più antico, il più ricco e il più artistico fra tutti i libri di fiabe popolari…“. In effetto si tratta di una delle raccolte più famose del barocco.
Basile ha dunque di gran lunga anticipato, di oltre un secolo, gli altri famosi precursori della fiaba: basta pensare che prima ancora di Perrault, aveva scritto una fiaba intitolata La gatta Cerentola, da cui deriva la celeberrima fiaba Cenerentola. Anche Il gatto con gli stivali deriva da una sua fiaba, intitolata Cagliuso.
Questo articolo fa parte della rubrica “I figli illustri di Napoli“.