“Tu appartiene a ‘na brutta razza… a ‘na brutta generazione ca nun tene ricorde… Chi nun tene passate nun tene manco futuro”. Diceva Annibale Ruccello, attore e regista di Castellammare di Stabia. Ma poiché noi non vogliamo appartenere a quella “brutta razza” di cui parlava Ruccello, abbiamo deciso di creare “La Napoli di una volta”, una nuova rubrica “retrò” che abbia l’obiettivo di raccontare aneddoti, curiosità ed eventi storici legati al passato e alla tradizione della città partenopea.
Secondo l’enciclopedia Treccani “retrò”, abbreviazione di retrospettivo, significa “che si rifà al passato, ai decenni o ventenni precedenti”. Con questo termine si può indicare uno stile, un arredamento, un’idea o una mentalità. Ma tutti questi elementi hanno in comune il voler omaggiare un’epoca passata ricordando, anche con un po’ di nostalgia, le caratteristiche che l’hanno resa indimenticabile. Questo termine rispecchia in pieno la nostra idea anche se celebreremo il passato di una città in particolare: Napoli.
Scaveremo nelle origini della storia partenopea per capire quali vicende abbiano avuto un significato particolare per i cittadini dell’epoca, quali abbiamo contribuito a farla conoscere al resto del mondo e quali l’abbiamo segnata lasciando cicatrici visibili ancora oggi. Vi racconteremo aneddoti che vi permetteranno di capire meglio alcuni periodi storici. E ancora, riveleremo la realtà di un popolo che spesso si cela dietro una battuta detta in dialetto.
Guardare foto e cartoline in bianco e nero che mostrano scenari passati, edifici che non esistono più o persone che indossano abiti non più di moda, spesso può non essere sufficiente. Non tutti gli eventi che hanno fatto di Napoli la città che impariamo ad amare ogni giorno, sono stati immortalati da obiettivi fotografici. È per questo che cercheremo di mettere per iscritto un mondo passato che, speriamo, servirà a rendere ancora più forte il legame tra i partenopei e la propria città.
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