Un rito religioso molto sentito in Campania, è quello delle “processioni del Venerdì Santo“, che si rinnovano ogni anno nel periodo pasquale.
Questi riti “misterici” ripercorrono la Passione di Cristo e sono stati importati, quasi certamente, dalla Spagna o più precisamente dall’Andalusia. In questa zona della penisola iberica la “Semana Santa” (Settimana Santa), è la ricorrenza più importante dell’anno, anche più di Natale e se vi capiterà di essere lì proprio in quel periodo, potrete incontrare processioni di mezzanotte, molto suggestive, con i penitenti incappucciati (“Nazarenos“, in foto), armati di torce e scalzi e talvolta indossanti il cilicio. Le confraternite (“Cofradìas“), risalenti al XV secolo preparano i carri (“pasos“) con le effigi della Madonna e del Cristo, che vengono portati in processione dai “Costaleros” che insieme ai Nazarenos cercano di espiare i propri peccati.
Queste processioni sono molto simili, per non dire identiche, a quelle che si svolgono in Campania. Alcune di queste sono tipiche e conosciute in tutto il mondo.
Molto caratteristica è quella di Sorrento, la cosiddetta “Processione dell’Addolorata“ o della Visita ai Sepolcri. La processione inizia di notte nelle prime ore del Venerdì Santo e termina all’alba. Anche qui i partecipanti vestono un saio bianco con cinta nera e il volto coperto dal cappuccio e circa 500 figuranti illuminati da tante fiaccole conducono la statua della Madonna Addolorata per le vie della Passione.
Durante la Processione dei Misteri a Procida i giovani uomini di Procida, vestiti con gli abiti della Confraternita dei Turchini, (fondata nel 1629 dai Gesuiti) portano a braccia i carri allegorici che vengono chiamati “misteri”, dal borgo più antico di Terra Murata fino al porto della Marina Grande. Tra quelle che si svolgono nella penisola sorrentina la più solenne è quella della sera del Venerdì Santo, conosciuta come quella del “Cristo Morto” o “Processione Nera” (in foto), organizzata da molti secoli dalla Arciconfraternita della Morte di Sorrento. Viene aperta dalla Banda Musicale alternata tra quelli che portano le funi e i flagelli e quelli che portano i lampioni.
Ad Agerola, invece, si impiega un enorme numero di figuranti in uniformi da soldati, giudici e dignitari dell’epoca romana. Il testo della rappresentazione è narrato e recitato ed è un evento molto suggestivo anche per i dettagli dei costumi e l’ambientazione delle scene. Nel piccolo borgo medievale di Terravecchia di Sarno, dal 1200, si celebra la Processione delle Croci e dei Paputi. Le nove confraternite della cittadina sfilano incappucciati e vestiti di bianco portando sulle spalle delle croci lignee e solo quelli della Confraternita di S. Matteo portano il cappuccio rosso, simbolo di sofferenza, sangue e dolore. Tutto il corteo è accompagnato da canti religiosi che sottolineano il dramma della morte.
A Maiori, la Processione dei Battenti inizia il Giovedì Santo e finisce nella giornata di Venerdì. Si intona un canto così che le voci dei battenti sveglino le persone che abitano sulle strade da loro attraversate e al tramonto Maiori si spegne, illuminata solo da torce e candele dei fedeli che partecipano alla sofferenza che il Cristo subì.
Un’altra processione molto caratteristica è quella che si svolge nel comune di Sessa Aurunca, nel casertano. Qui la processione del Venerdì Santo è pressoché simile alle altre ma il Sabato Santo se ne svolge un’altra che rievoca la Deposizione del corpo di Cristo nel sepolcro. Emotivamente più intensa delle altre ripropone la scena in cui Giuseppe D’Arimatea e Nicodemo tolgono il corpo di Cristo dalla croce per consegnarlo alla madre, accompagnata dalla Maddalena. I due gruppi fino al 1968, erano divisi in due cortei diversi: uno formato dagli uomini con la statua del corpo di Cristo e l’altro dalle donne a lutto con quella della Madonna. La tradizione voleva che questi due cortei non dovessero mai incontrarsi, pena gravi calamità per la città.