Il borgo dei Vergini, cuore del rione Sanità dove fu ambientato Miseria e nobiltà: perchè si chiama così ?
Mag 19, 2015 - Viviana Cardone
Giuseppe Guida, CC BY-SA 4.0
Il borgo dei Vergini, una delle porte d’accesso che da via Foria conducono all’immenso mondo dei vicoli della Sanità: un tesoro (non più così) nascosto dal nome particolare del quale andremo a scoprire l’origine.
Borgo e via dei Vergini, un palcoscenico a cielo aperto
Arte, bellezza, storia: è straordinario scoprire, ogni giorno di più, come a Napoli ogni vicolo sia impregnato, sino all’ultima pietra, di cultura e di magia. Di come l’antico riesca a sposarsi felicemente con l’elemento più moderno e di come il sacro conviva serenamente col profano. Di quanto la solennità dei monumenti più sfarzosi sia perfettamente integrata nel “volgo” con la stessa armonia con la quale coabitano miseria e nobiltà.
Condizioni opposte, queste ultime, che intitolano, non a caso, il più celebre capolavoro del grande Eduardo Scarpetta che è riuscito a sublimare, con la sua opera, l’eterogeneità dell’universo napoletano. E, sempre non a caso, l’omonimo film, diretto da Mario Mattoli e immortalato dall’inimitabile Totò è ambientato proprio nel vivace e popolare borgo dei Vergini, nel cuore del rione Sanità, uno di quei luoghi dallo smisurato potenziale storico-culturale, di quelli che fino a qualche tempo fa erano meno gettonati dai più comuni itinerari turistici, ma che racchiudono nella loro storia le origini più genuine dei pregi e dei difetti che caratterizzano l’immensa identità partenopea.
Tra i magnifici monumenti che si possono ammirare ricordiamo la chiesa di S.Maria Succurre Miseris di origine trecentesca; la chiesa di S.Vincenzo de Paoli del 1788 attribuita a Vanvitelli; sempre di origine trecentesca la chiesa di S.Maria dei Vergini; i magnifici palazzi barocchi dell’architetto napoletano Sanfelice, la sua residenza e il palazzo detto dello spagnuolo, celebrati in numerosi film e scenografie teatrali.
Via Vergini: perché si chiama così
Ma veniamo al significato del toponimo: i Vergini. Ebbene, questo toponimo attribuito al borgo in epoca tardo-classica si riferisce ad una fratria religiosa greca, quella degli eunostidi, una comunità di uomini “vergini”, dediti alla temperanza e soprattutto alla castità. Alla base del credo di questa comunità vi è, tra storia e leggenda, la suggestiva vicenda di Eunosto, un affascinante giovane, vittima del corteggiamento insistente e aggressivo di Ocna. La fanciulla sentendosi ferita nell’orgoglio e nel tentativo di vendicare il rifiuto subito aveva indotto i suoi fratelli ad uccidere il bel giovane convincendoli, ingiustamente, di essere stata vittima di uno stupro. Scoperta la verità, i due furono arrestati, Ocne si tolse la vita e i cittadini dedicarono un tempio al povero e innocente Eunosto.
Cos’è la “lava dei Vergini”
Famigerata è la “Lava d’ e’ Virgini” la rovinosa quantità di acqua piovana che nei giorni di pioggia formava un vero e proprio torrente che riuniva, per la conformazione del terreno, gli scogli dello Scudillo, di Antignano e di Capodimonte scorrendo a valle e travolgendo, spesso, animali e costruzioni. Nel 1868 si decise di porre un rimedio al pericoloso fenomeno ed i lavori che convogliarono disciplinatamente le acque si conclusero nel 1871. Nel generale sollievo degli abitanti della zona vi fu anche qualche divertente rammarico nostalgico. A tal proposito si narra dell’esclamazione di alcune vecchiette che, in occasione di un ritorno eccezionale della “lava” a causa di un’occlusione di un condotto, nel 1895 gridavano a gran voce: “ Beneditto Ddio che ‘nce ha fatto vedé ‘n’ata vota ‘a lava nosta!”.
Un altro interessante detto popolare raccolto da Gino Doria che fa sempre riferimento a questo fenomeno recita: “Nce ne stava ‘n’ato sulamente ma s’ ‘o purtaje ‘a Lava d’ ‘e Virgini!” ovvero “ Ne esisteva soltanto un altro ma lo portò via la lava dei Vergini” espressione usata per dire di una persona che si crede unica nel suo genere.