Creonte/Antigone, uno spettacolo-danza presentato da GAG Produzioni, è una lettura in chiave più moderna della celebre tragedia di Sofocle, Antigone. Concentrata sul tema sul tema del conflitto, quello tra lo Stato e il cittadino, il singolo e il potere che nulla vuole se non se stesso, l’affermazione della propria volontà, il prevaricare su ogni ragione a costo di piegare la realtà, prevaricando la morale e renderla conforme alla propria necessità di preservarsi: è il Leviatano che tutto prende e tutto ingoia.
Un conflitto, rappresentato in scena con un drappo rosso, che si esplica anche nel rapporto tra la stessa Antigone e Ismene, sua sorella, quella bella, che tuttavia a differenza della prima non ha l’amore di Emone, figlio del tiranno Creonte. Ismene, a ben vedere, è lo specchio in negativo della ribelle Antigone, avente quelle qualità e quei dubbi che la sorella inizialmente non ha: dal loro conflitto, dal loro litigio, risulta una reciproca comprensione che è la presa di coscienza di un Io più complesso, più completo, non ridotto a spazi bianchi o neri, bensì con numerose zone di commistione che portano Antigone fuori dalla tragedia, fuori dalla finzione e la rendono vera, non una mera persona, intendendo il termine al modo dei latini, ovvero una maschera che recita semplicemente quanto scritto dall’autore.
Ben rappresentato e sviluppato lo scontro tra le sorelle, non lo stesso può dirsi quello tra Creonte e Antigone, avviato in maniera potente, ma che perde forza verso la fine quando si dà più spazio all’amore tra Emone e la protagonista, in modo tale da lasciare parzialmente sospesa la questione tra Stato Assoluto e ribellione, non bastando il riprendere i versi di Fabrizio De André in Nella mia ora di libertà. La sensazione, perciò, è che manchi un ulteriore passo per giungere a un livello di profondità del quale è sicuramente capace l’autore.
Un altro appunto può essere quello dell’uso, nella sceneggiatura, di espressioni talvolta troppo comuni, più adatte a serie televisive senza troppe pretese artistiche, ma anche qui siamo di fronte a un ostacolo tutt’altro che insormontabile. Da meditare l’ambientazione contemporanea della riscrittura della tragedia, la quale senza scenografia e particolari esigenze pratiche probabilmente non ha molta ragion d’essere, anche perché, per lo meno a mio avviso, un’ambientazione classica non è necessariamente un elemento di distrazione, a differenza di quanto spiegato nelle note di regia.
Riassumendo, dunque, uno spettacolo complessivamente piacevole, molto buona la cura delle coreografie e la sincronizzazione dei movimenti degli attori-danzatori. Buona l’interpretazione dei dialoghi, molto bello, articolato e poderoso Creonte (personificato da Giuseppe Fiscariello).