Quando eravamo piccoli, forse tutti, almeno una volta, abbiamo cercato di percorrere a occhi chiusi la piazza più vasta e monumentale di Napoli: piazza del Plebiscito.
Situata ai piedi della collina di Pizzofalcone, grande circa venticinquemila metri quadrati, ha alle spalle la basilica di San Francesco di Paola, eretta a modello del Pantheon da Ferdinando I di Borbone. Ai lati il palazzo Salerno, edificato dall’architetto Francesco Securo alla fine del XVIII secolo, e il palazzo della Prefettura, eretto intorno al 1815 da Leopoldo Laperuta. Di faccia, il Palazzo Reale, una delle quattro residenze regali dei Borbone, costruito nel 1600 per iniziativa del viceré Fernando Ruiz de Castro conte di Lemos e della viceregina Caterina Zunica e Sandoval.. Al centro della piazza si levano due statue equestri di Antonio Canova: Carlo di Borbone e Ferdinando I, la cui figura del re è stata realizzata da Antonio Calì.
Nel Settecento in piazza del Plebiscito avevano luogo grandi feste popolari, tra le più famose vi era quella della “Cuccagna”. In questa occasione un albero di nave, a cui erano attaccati premi per coloro che riuscivano a salirvi, veniva posto al centro della piazza, chiamata all’epoca Largo di Palazzo. Con il passare del tempo questa festa divenne sempre più importante al punto che alla realizzazione dell’albero della Cuccagna vi lavoravano i migliori architetti del Reame che avevano l’obiettivo di costruire delle vere e proprie macchine da festa.
E, se prima i napoletani si divertivano così, ora invece, partenopei e non, si danno battaglia per riuscire ad attraversare, bendati, circa centosettanta metri. Ma ecco vedere molti di loro sbandare, arrivare addirittura all’esterno del Gran Caffè Gambrinus o verso via Cesario Console, e riaprire gli occhi in uno stato di incredulità.
Ma perché sembra essere così difficile? La tradizione narra che la regina Margherita concedesse, una volta al mese, a uno dei suoi prigionieri di avere salva la vita a patto di superare una prova: passare, bendato, tra le due statue equestri situate al centro di piazza del Plebiscito, partendo dalla porta di Palazzo Reale che si trova al centro delle due opere. Inutile dire che nessun prigioniero superò mai la prova. I più superstiziosi dicono che è per la maledizione della sovrana se, ancora oggi, in molti non riescono in questa impresa.
Scettici, non abbiate paura poiché c’è un’altra spiegazione che arriva dalla neuropsichiatria. Per cercare di passare in mezzo ai due cavalli ci affidiamo al nostro senso dell’equilibrio regolato dal sistema vestibolare, che si trova nell’orecchio, e dal cervelletto. Ma se camminiamo bendati le loro percezioni si attutiscono e noi siamo portati a utilizzare gli altri sensi. Ci regoliamo così in base ai rumori e alle sensazioni epidermiche. Di conseguenza è facile sbagliare strada specialmente se ci troviamo all’interno di uno spazio particolarmente ampio. A rendere ancora più difficile il tentativo di procedere in linea retta, il suolo di piazza del Plebiscito, pendente e irregolare.
Maledizione o no, percorrere bendati una delle più belle piazze di Napoli sembra ancora una missione impossibile.
Fonti
Domenico Scafoglio, “La maschera della Cuccagna”, Napoli, Guida, 1994
“Napoli e dintorni”, Milano, Touring Editore, 2001
Angelo Lomonaco, “Bendati tra i cavalli del Plebiscito”, Corriere del Mezzogiorno, 2012