“Una mela al giorno toglie il medico di torno” recita un antico proverbio. Indubbiamente sono note le proprietà benefiche della mela, dalle capacità depurative a quelle diuretiche. Regola l’attività intestinale e sbianca i denti grazie al suo contenuto di acido ossalico. Ma tra tutte le mele, quella con più effetti positivi è la Mela Annurca o Melannurca. Alcuni ricercatori hanno infatti dimostrato che protegge lo stomaco dai radicali liberi e dai farmaci anti-infiammatori. Sembra quindi che da “frutto proibito”, la mela sia diventato un vero toccasana di cui non si può fare a meno.
Ma da dove nasce la Mela Annurca? La cosiddetta “Regina delle mele”, trae il nome da “Mala Orcula”. Per alcuni questo termine deriva dall’area che circonda il lago di Avezzano dove da millenni è coltivata. Secondo altri, poiché se ne parla per la prima volta nell’opera “Naturalia Historia” che Plinio il Vecchio, nato nel 23 d. C., scrisse prima di perire a Pompei, trae il nome dall’agro puteolano. “Orcula” deriverebbe, infatti, da Orco, oltretomba, inferi, con riferimento al lago d’Averno. Questa varietà di frutta, simbolo della Campania Felix, è nota da tempo immemorabile al punto che è presente in alcuni dipinti pompeiani e in quelli ritrovati negli scavi di Ercolano, in particolare nella Casa dei Cervi.
Piccolo, con un peso che non supera i cento grammi, di forma rotondeggiante o leggermente appiattita, ciò che rende particolare questo frutto è il processo che subisce quando viene selezionato. Subito dopo il raccolto, che avviene nei primi giorni di ottobre, le Annurche vanno disposte in depositi di paglia coperti e ben esposti al sole. Le mele, a riposo per circa quindici giorni in questo ambiente caldo, sono poi girate man mano che la buccia assume la colorazione rossa data proprio dall’esposizione alla luce. Fa contrasto con il rossore esterno, il bianco della polpa interna, estremamente aromatica, con una punta di acidulo.
Tra le varietà più importanti dell’Annurca si ricordano la “Rossa del sud”, la “Bella del Sud” e la “Mela sergente”. Bisogna inoltre ricordare che dal 2006 la denominazione “Melannurca Campana” è stata riconosciuta, a livello europeo, quale Indicazione Geografica Protetta (IGP).
Attualmente l’Annurca è coltivata in tutte le province campane e rappresenta oltre il cinquanta per cento della produzione regionale di mele e il cinque per cento di quella nazionale. Fino a oggi, infatti, questo frutto era particolarmente apprezzato dai consumatori campani e laziali, ma sta conquistando progressivamente sempre maggiori spazi anche nei mercati dell’Italia centro-settentrionale ed esteri, dove è molto richiesta, in particolare in Austria, Germania e Olanda, per la produzione di sidro.
Oggi, in Campania, sono molte le sagre che rendono omaggio a questo splendido frutto, fra tutte quella che si svolge nella valle di Maddaloni, non lontano da Caserta. Proprio durante questi eventi, ma non solo, è possibile assaggiare alcune particolarità culinarie che traggono spunto dalla prelibata Mela Annurca. Dalle torte alle marmellate per i più golosi, fino ad arrivare al celebre liquore, detto nurchetto, caratterizzato dal profumo e dal gusto intenso tipico del frutto campano.
Fonti: Germana Nardone Militern, “Nel cratere delle delizie. Storie gusto sapori”, Napoli, Guida, 2005
Dario Cacace, Antonio Falessi, Giuseppe Marotta, “I sistemi agroalimentari e rurali in Campania”, Milano, Angeli, 2005
Lorena Lombroso, “Bio a km zero”, Milano, Gribaudo, 2011