Quante volte siete stati rapiti dalla melodia di una canzone? Quante volte avete provato un senso di pienezza, che appaga l’anima, cullandovi sulle note di canti, opere o brani musicali? Mille e più volte, vi siete sicuramente e letteralmente persi nella profondità di determinati testi, che sembra siano stati scritti su misura per ogni momento e per ogni stato d’animo. La musica ci invade e pervade nel profondo: è storia, cultura, folklore ed ha potere curativo. Insomma, musica è sinonimo di vita, che sprizza gioia e dolore da tutti i pori.
Una città come Napoli, che si contraddistingue per il suo immenso bagaglio culturale, è gremita di tradizioni musicali, che tutt’oggi hanno valore storico e culturale, riportato alla luce grazie ai grandi musicisti ed artisti di sempre. Il maestro Roberto De Simone recentemente ha ripreso le cosiddette villanelle, nella sua opera in tre atti “Gatta Cenerentola” ispirata a “Lo Cunto de li Cunti“ di Giambattista Basile. Ma cosa sono precisamente le villanelle? Chi di voi le ha mai ascoltate? Volendo fornire una definizione prettamente tecnica, potremmo dire che si tratta di forme di canzone profana, cantate a tre voci a cappella, appartenenti alla tradizione popolare del 1500 e colonne portanti della storia e della nascita vera e propria della musica napoletana.
Le villanelle sono un vero tripudio di suoni, armonia e ritmo vivace e coinvolgente: il suono di clavicembali, liuti, arpe, cembali, tamburi, cetre e flauti si mescola ai testi poetici, di matrice popolare, scritti in lingua napoletana (non mancano però testi con versi in francese e tedesco). Si raccontano per lo più vicende amorose e ciò che ne consegue.
Un po’ di storia…
Il termine “villanèlla” significa letteralmente “giovane ragazza di campagna, contadinella” (dal latino medievale “villano”) che si riferisce ad una danza o canzone rustica che aveva come protagonisti per lo più i pastori.
Nel 1536 furono pubblicate quindici “canzoni villanesche” anonime, scritte per lo più in napoletano, dal musicista ed editore De Colonia. Il 23 ottobre 1573 Giovanni da Colonia divulgò, a Napoli, una riedizione della prima raccolta di villanelle impressa su carta. Nel 1550, a Venezia, Baldassarre Donato pubblicò il “Primo libro di canzoni villanesche alla napoletana”, edito da Gardano. Il successo fu immediato, protraendosi nel tempo: ben quattro edizioni susseguirono alla prima (l’ultima risale all’anno 1558).
La villanella si è diffuse ben presto ed a iosa, anche in Europa. Diversi scrittori napoletani hanno documentato il successo che ebbero le villanelle: nel 1600 Tommaso Costo pubblicò il “Fuggiloto”. Di seguito riportiamo una delle tante belle villanelle, interpretata dalla NCCP (Nuova Compagnia di Canto Popolare), intitolata “Sia maledetta l’acqua”.
Fonti:
Libro: “Storia della canzone napoletana”
editore Vittorio Paliotti
Netwon & Compton Editori