Nel 1845 fu individuato a Curti (CE), in modo del tutto casuale, uno dei più importanti luoghi di culto dell’antica Capua. Si tratta del Santuario di Fondo Patturelli che, verosimilmente dedicato a una dea Madre, prende il nome da Carlo Patturelli, proprietario del terreno in cui è avvenuto il rinvenimento.
Il santuario deve la propria fama al gran numero di Matres Matutae rinvenute nel corso degli scavi. Si tratta di Kourotròpoi, ovvero di figure femminili assise in trono e con uno o più bambini in fasce posti sul grembo. Esistono due diverse ipotesi in merito al reale significato delle “Madri Capuane”. Taluni le intendono quali raffigurazioni della dea della fecondità, mentre altri le interpretano come ex-voto offerti alle divinità del santuario come ringraziamento di un felice parto. Esse rappresentano, infatti, le esigenze di una popolazione che, traendo il proprio sostentamento unicamente dalla terra, considera di fondamentale importanza la nascita di numerosi figli sani da poter impiegare nel lavoro agricolo. Le sculture sono realizzate in tufo, una pietra facilmente reperibile in queste zone oltre che molto semplice da lavorare. Pur essendo diverse l’una dall’altra, un elemento comune di tali raffigurazioni è la rigida frontalità che le caratterizza e che fa di esse una verosimile esaltazione della maternità.
Una parte non trascurabile di tali sculture fu rinvenuta nel corso degli scavi del 1845 suscitando lo stupore generale. Esse furono additate come sgraziate, poichè prive di qualsiasi eleganza classica e caratterizzate da proporzioni completamente alterate. Tale giudizio negativo, unitamente a presunti timori del proprietario del fondo, fecero sì che tali scoperte fossero rigettate nei fossi e riseppellite, per essere riscoperte solo trent’anni più tardi.
Per quanto riguarda la datazione di tali sculture, sembrerebbe plausibile inquadrarle tra la fine del V secolo a. C e il I secolo a.C. Tuttavia, la totale assenza di un criterio scientifico a guidare i rinvenimenti e la conseguente mancanza di dati stratigrafici, rendono quasi del tutto impossibile un inquadramento cronologico certo. Conseguenza altrettanto importante della carenza di un metodo scientifico nei lavori di scavo è costituita dalla impossibilità di una dettagliata conoscenza planimetrica del complesso del santuario.