Archeologia Vesuvio

I Baccanali: sesso, vino e trasgressione nell’antica Pompei

Il 15 e 16 marzo, nel mondo romano, si festeggiavano i baccanali. Si trattava di un rito orgiastico del culto orfico-dionisiaco che, nonostante si sia diffuso in Italia a partire dal II secolo a.C. grazie all’espansione di Roma, ha avuto origine dalla Magna Grecia ed in particolare dai territori della Campania e della Lucania dove era molto radicato. Non faceva ovviamente eccezione la città di Pompei, come testimonia il celebre affresco di Bacco e Arianna che si trova in una delle domus del sito archeologico.

Bacco è il nome romano con cui veniva indicato il dio Dioniso, molto venerato in Grecia. Il nome Bacco deriva, infatti, proprio da uno degli appellativi greci di Dioniso, Bakkhos, con il quale veniva chiamato durante i momenti di estasi.

Proprio come in Grecia il culto di Bacco era un culto misterico, ossia riservato agli iniziati ed avente scopi mistici. Esso era così sentito che il Senato romano, nel 186 a.C., dichiarò fuori legge il culto dietro iniziativa di Marco Porcio Catone, poiché gli iniziati rifiutarono di riconoscere i valori culturali della religione ufficiale di Roma. In seguito a tale provvedimento, il Senatus consultum de Bacchanalibus, i templi furono distrutti, i capi del culto furono arrestati e i seguaci perseguitati, il beni confiscati. Da allora in poi si assistette a una evoluzione dei baccanali, che da riti mistici ed orgiastici divennero riti propiziatori per la semina e la raccolta, mantenendo dunque un significato di fertilità ma limitatamente a quanto riguarda i prodotti della terra.

Ma cosa si faceva durante i baccanali? Le fonti giunte sino ai giorni nostri sono in realtà lacunose. L’iconografia più comune vuole che i riti si svolgessero spesso in aperta campagna, al di fuori templi, spesso visibili poco lontano. All’inizio della cerimonia l’iniziato è velato: prima dell’iniziazione si procede ai sacrifici animali, mentre le baccanti accendono le torce nei pressi dell’altare. Si procedeva poi a una lettura sacra e alla consacrazione delle offerte.

Affresco di Bacco e Arianna, Scavi di Pompei

Il rito principale era quello del liknon, un vaglio mistico che veniva fatto passare sulla testa dell’iniziato, e il tutto culminava poi nelle orge notturne cui prendevano parte quasi esclusivamente delle donne, dette Baccanti, che sopraffatte da un’ebbrezza sfrenata si abbandonavano a danze al suoni di flauto, timpani e tamburi. Nell’estasi erano capaci di compiere violenze estreme su uomini e animali. Secondo alcune fonti potevano anche sbranare degli animali e mangiarne le carni crude.

Celebre inoltre l’assenza di freni per quanto riguarda gli atti sessuali, a simboleggiare una buona propiziazione e la salvaguardia per patrimonio genetico della popolazione. Gli eccessi che si consumavano durante questa fase furono ciò che sconvolse di più Roma, dato che si arrivava perfino a praticare la violenza sessuale, contravvenendo alle leggi romane che vietavano questi atti tra cittadini, permettendole solo nei confronti degli schiavi.

Fonti:
– Baccanali, in Enciclopedia Treccani