D’estate gli scugnizzi si lanciano dagli scogli di Mergellina per tuffarsi nell’azzurro mare e per trovare un po’ di refrigerio dalla calura afosa; via Caracciolo non è l’unica meta che vien presa d’assalto dai napoletani. E’ da anni che ormai la piccola spiaggetta della Gaiola viene popolata dai pittoreschi partenopei che si bagnano al mare.
Il Parco archeologico del Pausilypon non rappresenta soltanto uno scenario ‘balneare’, esso è anche uno scrigno di cultura archeologica, di storia antica, di naturale ricchezza paesaggistica. Gioiello del Parco archeologico di Posillipo (assieme al teatro, all’Odeon, alla Villa Imperiale, al parco ‘sommerso’ della Gaiola e alla fantomatica Villa degli Spiriti – ndr) è infatti la bellissima Grotta di Seiano, privilegiata destinazione di turisti di tutto il mondo che accorrono numerosi per poter visitare la meraviglia naturale e lasciarsi affascinare dalla sua bellezza.
L’ingresso alla Grotta di Seiano è dato da un traforo lungo circa 770 m, interamente in pietra tufacea, scavato dai romani, che congiunge la piana di Bagnoli alla collina di Posillipo, da’ l’ingresso all’interno della Grotta. Il primo traforo fu commissionato da Marco Vipsanio Agrippa, un politico, militare e architetto romano, e realizzato da Lucio Cocceio Aucto, ingegnere romano originario di Cuma, con il mero scopo di collegare la villa di Pollione e le altre ville lussuose dei patrizi con i porti di Puteoli e Cuma, entrambe colonie marittime adoperate per il commercio nei mari. Successivamente, nel I sec. d.C., il prefetto Tiberio ordinò la sistemazione definitiva e l’allargamento del traforo al confidente e ambizioso amico dell’imperatore, Lucio Elio Seiano, da cui deriva il nome della magica Grotta.
Dimenticata nel corso dei secoli cadde in disuso; solo nel 1841, grazie a Ferdinando II di Borbone fu rinvenuta durante lavori urbanistici e quindi fu riportata alla luce e resa percorribile, divenendo sin da subito favorita destinazione di moltissimi turisti. Durante il corso del tempo, gli eventi bellici negli anni della Seconda Guerra Mondiale, ridussero la Grotta a rifugio antibomba per gli abitanti di Bagnoli e dei dintorni e alcune frane, causate durante gli attacchi degli aerei nemici, riportarono la Grotta di Seiano negli anni ’50, in uno stato di desolante abbandono.
Dal punto di vista prettamente topografico, la Grotta si estende per circa 780 m con un tracciato rettilineo orientato verso Est-Ovest e l’area cambia nella sezione sia in altezza (4 – 9), sia in larghezza (4 – 7); la luce e l’areazione della Grotta è assicurata da alcuni cunicoli secondari che si dipartono dalla parete Sud, terminando con aperture a strapiombo sulla costa frastagliata, offrendo un panorama mozzafiato direttamente sul mare. Secondo la leggenda, in uno di questi tre cunicoli addirittura restò incastrato, durante una visita Sir Arthur Conan Doyle, scrittore, medico e poeta scozzese, creatore del celeberrimo investigatore Sherlock Holmes, protagonista di innumerevoli gialli inglesi venduti e tradotti in tutto il mondo.
Il percorso archeologico è molto suggestivo in quanto si apre, una volta passata la Grotta, a un terrazzo a strapiombo sul mare che giunge su un panorama che offre una visuale d’insieme meravigliosa; attraverso un sentiero fiancheggiato dalla tipica e lussureggiante vegetazione mediterranea ricco di ginestre e di lecci, vi sono vari scorci da cui è possibile godersi il mare. L’area comprende straordinari resti archeologici e reperti del teatro con la tipica struttura della tecnica di costruzione greca che sfrutta il naturale pendio della collina; ci sono 13 ordini di sedili dell’ima della cavea e 6 ordini nella capienza media in modo da fornire complessivamente posto a circa 2mila spettatori. Questo teatro maggiore è diviso tramite un giardino dal prospiciente Odeon (etimologicamente, in greco, vuol dire “canto” – ndr) che di dimensioni leggermente minori e con una cavea un po’ più piccola. L’antico Odeon era destinato infatti per altre attività quali audizioni di retorica, letture di saggi, recite di poesie, concerti musicali e vari tipi di competizioni. All’interno sono presenti alcune sale, oggi adoperate anche per convegni e conferenze, con visibili i pavimenti a mosaico e in marmo e i resti parietali dipinti. Altri reperti finora emersi sono: il Tempio o Sacrarium e il Ninfeo con tracce di un impianto termale.
[mappress mapid=”170″]
Bibliografia
Mileto S., I campi flegrei, Newton & Compton Roma, 1998.
Serao M., Leggende Napoletane, E. Sarasino, 1891.
Simeone M., Russo G.F., Il Parco Sommerso di Gaiola, Electa Napoli, 2005.
Varriale I., Posillipo. Tra mito e storia, Valtrend Napoli, 2011.