Quella in cui oggi sorge Piazza del Plebiscito un tempo era una zona frequentata da un gran numero di malviventi ed è forse anche per questo motivo se l’arrivo in città di Gioacchino Murat coincise con l’avvio di un riassetto urbanistico che avrebbe interessato proprio quella zona.
Il progetto del generale francese prevedeva l’abbattimento di tutte le costruzioni ivi presenti e la costruzione, al loro posto, di una Piazza a lui intitolata. Di tutti i progetti presentati, quello che più si avvicinava alle sue aspettative fu quello dell’architetto Leopoldo Laperuta che proponeva l’edificazione di un porticato con al centro un’aula circolare da utilizzare come sede di assemblee popolari. I lavori ebbero inizio nel 1809 ma subirono una battuta d’arresto nel momento in cui Murat fu cacciato dalla città e quest’ultima assistette al ritorno della corona borbonica.
Tuttavia, Ferdinando I delle Due Sicilie commissionò la costruzione di un’imponente chiesa da dedicare a San Francesco da Paola quale segno di devozione e ringraziamento per aver intercesso per lui affinché tornasse sul trono del Regno. A testimonianza di tale intenzione la scritta «D.O.M.D. FRANCISCO DE PAULA FERDINANDUS I EX VOTO A MDCCCXVI» incisa sull’architrave della facciata. I lavori furono affidati all’architetto ticinese Pietro Bianchi il quale, proponendo la costruzione di una chiesa al centro di un porticato, aveva in parte rispolverato il vecchio progetto di Laperuta.
L’ingresso, posto alla sommità di una breve scalinata in marmo di Carrara, è incastonato in una facciata caratterizzata da un pronao con sei colonne in ordine ionico, anch’esse in marmo di Carrara, e due pilastri laterali che reggono l’architrave. Su quest’ultimo poggia un timpano triangolare sul quale sono poste una statua di San Francesco di Paola, una statua di San Ferdinando di Castiglia e una statua della Religione. L’ingresso all’interno della basilica è dato da tre portali di cui quello centrale diviso in sei scomparti nei quali sono raffigurati l’inaugurazione della chiesa da parte di Ferdinando II, la Croce, lo stemma di San Francesco e due scene di vita del santo.
Superato l’ingresso si accede all’atrio che presenta una cappella sul lato sinistro, dedicata alle anime del purgatorio, ed una sul lato destro, dedicata al Santissimo Sacramento, entrambe con un fondo ad esedra dove è posto il coro ed entrambe coperte da cupola.
Il corpo centrale della chiesa, di forma rotonda e con un diametro di trentaquattro metri, ospita tre cappelle sia sulla parte destra che sulla parte sinistra ed è interamente pavimentato con marmi policromi, posti a riprodurre disegni geometrici. Trentaquattro colonne corinzie in marmo di Mondragone, alte undici metri, a cui si interpongono otto pilastri della stessa altezza, sorreggono il tamburo, all’interno del quale sono state realizzate delle tribune, utilizzate dai reali per assistere alle funzioni religiose. Il tamburo a sua volta sorregge la cupola che, alta cinquantatré metri, rispetta la volontà imposta da re Ferdinando di non superare l’altezza del Palazzo Reale, posto proprio di fronte.
Uno dei pannelli di piombo che ricoprono la cupola della chiesa è stato recentemente oggetto di una scoperta interessante. Il pannello sarebbe ricco di incisioni poco chiare tra le quali, tuttavia, sarebbe possibile individuare una scritta in stampatello: Hanah. In quanto nome tipico della cultura ebraica, una delle ipotesi più accreditate si daterebbe nel periodo della guerra quando alcune famiglie ebraiche, costrette a fuggire o a nascondersi, avrebbero potuto trovare forse riparo in cima alla cupola della chiesa.