Architettura

Ville Vesuviane, Villa Battista

Localizzata lungo il corso Resina ad Ercolano n. 328-334, affacciata frontalmente a Villa Favorita, e decisa tra le nostalgie esotiche di una aristocrazia decaduta e le fantasie più fortunate di una borghesia napoletana d’Ottocento, la Villa Battista, tra le tante Ville Vesuviane, lascia senza fiato. Successivamente i recenti restauri, necessitati dall’eliminazione dei legali abusi cementizi d’anni ’80 e dal recupero degli intonaci e del giardino, la Villa Battista guarda con fiducia il futuro.

 Nonostante la caotica situazione del nostro tempo essa sembra recuperare le sue aspirazioni originarie di maestosa “villa di delizie“. Quattro piani di fabbrica, più un solarium coperto e posto sul terrazzo, costituiscono un’architettura dalla personalità forte e decisa, e soprattutto ricca di citazioni dall’antico. Colpisce soprattutto il giardino pensile, al quale si accede dai locali del primo piano, il quale riproponendo un gusto “babilonese” ci riporta ad ambientazioni, addirittura, pre-elleniche. Ciò che colpisce di più è il gusto per le torri, per i maschi sorretti da colonne ed archi, uno stile liberty che più vesuviano non si può. Dedicata a Onorato Battista, celebre farmacista che conquistò gli onori mondiali per la sua attività a Londra nel 1904, ha mantenuto la sua primordiale planimetria e gli interventi dissonanti sono solo quelli risalenti al periodo post-terremoto, i quali ebbero il fine esclusivo di consolidare (in maniera approssimativa e superficiale) le struttura.

Il color paglierino della facciata attuale non è quello originale, il quale si rifaceva all’ocra della romana Ercolano. Dopo alcuni interventi recenti si è cercati di eliminare gli interventi che sovrapponevano o completavano gli intonaci a base di calce con quelli cementizi (totalmente estranei). I collegamenti ai piani e ai locali adiacenti venivano conseguiti grazie a una monumentale e considerevole scala semicircolare in marmo bianco, con al centro un vano ascensore. La facciata principale è incardinata da due torri, di cui una contrappone lo slancio, e le fattezze “glassate”, a un tetto di piombo. Il basamento è in solido e pesante piperno sulle quali si innalzano le pareti intonacate a bugna. Ogni piano della facciata è variegatamente decorata e stuccata, e stempera la purtuttavia semplice geometria con una complessa varietà delle cornici. Il cortile, chiuso su tutti i suoi lati, possiede una parete di fondo ornata di lesene e fasce; essa non funge solo decorativamente al tutto ma, anche, da contenimento al giardino pensile. Il pavimento di quest’ultimo è lastricato di scura pietra lavica e marmo bianco.

 Ciò che incuriosisce di più di Villa Battista è il fatto che suscita in chi la osserva la domanda: come è stato possibile riuscire ad interpretare uno stile di ispirazione vegetale, sinuoso, curvilineo con le pesantezze dei materiali autoctoni?

Probabilmente attraverso un arte totale e transitiva, fatta di parchi, giardini e architetture oniriche, di cartoni animati. Walt Disney non seppe far di meglio, si potrebbe commentare di fronte a Villa Battista, e addirittura che gli architetti di Venezia ed Amsterdam potrebbero aver nutrito disappunto nei confronti di strutture architettoniche cosi pesanti e così leggere allo stesso tempo. Pesantezze e leggerezza, noi supponiamo, si sono potute compenetrare a partire dal fatto che la Villa è posta come in uno scenario incantato, senza tempo né spazio, naturale ma stilizzato, e soprattutto da una rilettura, unica nel suo genere, del rococò vesuviano settecentesco in un sincretico liberty napoletano.

Gli ordini architettonici vengono trasformati in decorazioni totali, tanto avvolgenti quanto geometricamente molto semplici e asettiche. Pretese della “bidimensionalità” del disegno si sposano con le dimensioni architettoniche dell’abitare, esplodendo in un’affettività e in uno stile espressivo che ha fatto epoca.

Questa è forse Villa Battista, ma sicuramente è molto altro ancora…