Alla scoperta del Duomo di Napoli: fusione di fede, storia e tradizione
Giu 22, 2015 - Giacomo Vizzino
L’imponente cattedrale di Napoli, situata sull’ottocentesca via Duomo, si trova nel cuore della città greco-romana tra via Anticaglia e via Tribunali. Ufficialmente è dedicata alla Madonna dell’Assunta, ma popolarmente è intitolata a San Gennaro.
In età alto medievale tutta questa zona si chiamava Platea Summae e si contraddistingueva per i numerosi edifici fortificati, sia dedicati al culto che all’aristocrazia. Si tratta di una delle più importanti e grandi chiese della città, sia da un punto di vista artistico, essa è di fatto la sovrapposizione di più stili che vanno dal gotico puro del Trecento fino al neogotico ottocentesco, che sotto un profilo culturale, ospitando infatti tre volte l’anno il rito dello scioglimento del sangue di san Gennaro.
L’edificazione della Cattedrale fu voluta da Carlo d’Angiò nel 1294, nel luogo dove sorgevano due antiche basiliche: Santa Restituta e la Stefania. Per lasciar posto alla nuova costruzione, quest’ultima fu completamente demolita, mentre la basilica di Santa Restituta fu ridotta al ruolo di cappella laterale.
Nel 1314 il Duomo fu dedicato all’Assunta per volere dell’arcivescovo Umberto d’Ormont, originario della Borgogna. La zona in cui si innalza imponente il Duomo ha accolto fin dall’antichità diversi edifici sacri come i templi pagani prima e in seguito l’oratorio di Santa Maria del Principio, il battistero di San Giovanni in Fonte e varie cappelle.
Mentre parte di queste strutture è ancora esistente ed è incorporata nella fabbrica dell’attuale cattedrale e dell’episcopio, gli altri monumenti sono andati perduti nel corso dei lavori di ristrutturazione che ha subito l’area. Tutta la struttura del Duomo infatti è stata sottoposta a molti e non sempre validi restauri, ma anche alle diverse eruzioni del Vesuvio e ai terribili terremoti. Nel 1349 un potente sisma fece crollare l’originaria facciata di età angioina della cattedrale, insieme con la torre campanaria.
Tra il 1497 e il 1508 fu realizzata come cripta la cappella del Succorpo, con decorazioni di Tommaso Malvito. In seguito al voto fatto dai partenopei al santo Gennaro durante la pestilenza del 1526, Francesco Grimaldi innalzò in segno di sua devozione, di fronte alla basilica di Santa Restituta, la reale cappella del tesoro.
Durante la seconda guerra mondiale i bombardamenti alleati danneggiarono le strutture e pertanto, tra il 1969 e il 1972, vennero effettuati restauri e consolidamenti strutturali all’intero edificio. Durante i lavori vennero portati alla luce resti archeologici romani, greci e alto-medievali oggi opportunamente fruibili e con reperti raccolti e organizzati. Uno dei più recenti restauri è stato apportato alla cappella del Succorpo e ha permesso il recupero del cassettonato marmoreo del Cinquecento.
La facciata del Duomo, alta circa 50 metri, è dotata di tre portali: due laterali e uno centrale. I portali sono entrambi in asse con le navate laterali e le cappelle absidali dedicate ai santi. La porta di destra veniva dischiusa soltanto per le festività che celebrano San Gennaro e in alcuni casi straordinari come l’utilizzo di una funzione religiosa da parte di un membro della famiglia reale regnante. La facciata della cattedrale ha subito nel corso degli anni molti cambiamenti radicali. L’autentica facciata trecentesca del Duomo andò quasi del tutto perduta, molto probabilmente già per il terremoto del 1349. Rimangono soltanto alcuni ornamenti della facciata originale come i leoni del portale maggiore.
La navata centrale, larga ben 15 metri, è stata visibilmente riadattata nel corso dei secoli. I numerosi restauri a cui è stata sottoposta hanno mutato ovviamente il suo aspetto, anche gli ammodernamenti le hanno conferito un aspetto magari non troppo coerente, ma molto affascinante. L’interno si presenta a croce latina a tre navate con una profondità di circa 100 metri, proprio come l’autentica struttura trecentesca.
All’inizio della navata di sinistra, partendo dalla controfacciata, si dischiude l’accesso alla scala del torrione che conduce al Tesoro Vecchio. In quest’area era ospitata la Compagnia della morte, detta anche confraternita di Santa Restituta dei Neri. I confratelli che indossavano il “sacco” nero avevano il compito di dare sepoltura ai napoletani morti improvvisamente, che quindi non potevano provvedere al proprio seppellimento. Quando parte del Duomo e del torrione venne meno a causa del terremoto del 1456, le ampolle del sangue di San Gennaro venivano custodite nel Tesoro Vecchio e il fatto che rimasero intatte fu considerato un vero e proprio miracolo.
Una porta posta sulla navata sinistra della cattedrale conduce alla basilica di Santa Restituita, un’interessante testimonianza dell’arte paleocristiana a Napoli. In questa basilica si accede non solo alla zona archeologica che si trova sotto il Duomo, dove vi sono importanti resti della città greco-romana e paleocristiana, ma anche al battistero di San Giovanni in Fonte. Nella navata destra è posta la cappella di Nicola di Mira e del Crocifisso dove c’è il piccolo quadro della Vergine Addolorata. Questo quadro fu portato in cattedrale nel 1809 e si narra che appartenesse ad una pia donna che vide grondare sudore dalla tela.
Il Cardinale Oliviero Carafa il 10 dicembre del 1497 diede avvio alla realizzazione di una cripta, sottostante l’altare maggiore della cattedrale, che doveva avere il compito di custodire le Sacre reliquie di San Gennaro. I lavori della cripta furono assegnati a Tommaso Malvisto che, non potendo alzare il soffitto della tribuna che era già piuttosto alto rispetto al piano del transetto, dovette scavare in profondità. Questa tecnica favorì la costruzione di un ambiente dalle armoniose forme rinascimentali. Questa struttura, con le sue rifiniture in marmo e la concordanza delle proporzioni, destò sin dalla sua inaugurazione, grandi elogi e ammirazione.
L’accesso alla cripta è possibile grazie a due rampe, disegnate da Francesco Jerace e realizzate ad inizio ‘900, e da un corridoio ellittico. Il locale, diviso in tre navate da 10 colonne, misura 12 per 9 metri ed è alto 4. Il soffitto è formato da 18 cassettoni, in ognuno dei quali è raffigurato un santo con quattro Cherubini. Nelle formelle sono raffigurati in bassorilievo la Madonna con il Bambino, San Pietro e San Paolo, gli Evangelisti, i Dottori della Chiesa e i sette patroni della città. Su ogni lato troviamo cinque nicchie, ognuna con un altare, e, in fondo, una piccola abside, in cui possiamo trovare l’altare in cui sono custodite le reliquie di san Gennaro. L’abside è di forma quadrata e coperto da una cupola decorata da ritratti in due medaglioni, mentre nell’intradosso delle finestre si possono notare degli angeli con lo stemma dei Carafa. Il pavimento è in marmi policromi, studiato in modo che, con i suoi comparti geometrici, potesse richiamare lo stile cosmatesco. All’ingresso, una statua del Cardinale Oliviero Carafa, opera anch’essa di Tommaso Malvito, e delle porte di bronzo risalenti al XVI secolo con i simboli dei Carafa.
La visita al Duomo di Napoli rappresenta una tappa fondamentale per tutti coloro che si trovano nel capoluogo campano. Di seguito alcune informazioni per conoscere i giorni e gli orari d’apertura del fantastico edificio, emblema della cultura e della spiritualità napoletana.
Questo articolo fa parte della rubrica sulle Chiese di Napoli .”Napoli, la città delle 500 cupole”.
Indirizzo: Via Duomo, 149, Napoli
Telefono: 081 421609
DUOMO:
Lunedì al venerdì dalle 8.30-13.30/14.30-19.30
Sabato, Domenica e festivi 8.00-13.00/16.30-19.30
MUSEO SAN GENNARO:
Aperto dal LUNEDI’ al MERCOLEDI’ dalle 9,00 alle 14,00
Tutti gli altri giorni compresi prefestivi, festivi e domenica dalle 9,00 alle 17,00