In “Operazione San Gennaro”, film del 1966, i protagonisti preparano il colpo del secolo: rubare il favoloso Tesoro di San Gennaro, dal valore di circa trenta miliardi delle vecchie lire. Per l’operazione c’è un solo momento adatto: l’unico giorno in cui tutti i napoletani sono chiusi in casa per assistere al Festival della Canzone Napoletana aspettando l’esibizione di Sergio Bruni. Non è un’esagerazione da film: quando cantava Sergio Bruni tutta Napoli si paralizzava per ascoltarlo, tutti i napoletani si sentivano rappresentati da quella voce.
Uno dei più grandi interpreti della canzone napoletana nacque a Villaricca, in provincia di Napoli, il 15 settembre del 1921 come Guglielmo Chianese. La sua famiglia viveva in grandi ristrettezze economiche e sin da bambino cercò di contribuire con piccoli lavoretti. La situazione familiare, però, non gli impedì di iscriversi ad una scuola serale di musica a soli nove anni. A 11 anni si consacrò come musicista suonando il clarinetto nella banda del suo paese. Nel 1938 la famiglia Chianese si trasferì a Chiaiano ed il diciassettenne Guglielmo trovò un impiego come operaio per aiutare.
Di lì ad un anno, però, l’Italia entrò in guerra ed il giovane musicista fu costretto ad unirsi al novantunesimo reggimento di fanteria, di stanza a Torino. Anche in quella situazione il ragazzo non abbandonò la sua passione, al punto da organizzare in caserma un piccolo concerto nel quale cantò per i suoi commilitoni. Nel ’43 Guglielmo ritornò al suo paese grazie ad una licenza di convalescenza. In quel periodo la penisola era stata occupata dalle truppe tedesche e la nostra città era pronta all’insurrezione. Il giovane cantante decise di organizzare un gruppo di volontari per contrastare l’operato nazista.
Il suo eroismo fu dimostrato la notte del 29 settembre, quando insieme ad alcuni amici liberò il ponte di Chiaiano dalle mine tedesche. Dopo l’impresa, però, furono scoperti da una pattuglia e furono costretti ad uno scontro a fuoco. Guglielmo venne colpito ad una gamba ed i suoi amici furono costretti a trasportarlo fino all’ospedale su un carretto, evitando i proiettili nemici: il cantante fu segnato per sempre da quel colpo che gli causò una perenne andatura claudicante. Dimesso dall’ospedale decise di iscriversi alla scuola di canto gestita dal maestro Gaetano Lama e dal cantante Vittorio Parisi, sostenuto moralmente ed economicamente dai suoi amici.
Parisi prese subito in simpatia quel giovane tanto capace e divenne, per lui, un vero e proprio mentore. Nel maggio del 1944, fu proprio Parisi a far esibire il suo pupillo al Teatro San Carlo di Napoli. Il suo successo fu enorme, talmente enorme da convincere l’impresario a non farlo esibire più per non sminuire gli altri cantanti scritturati. Guglielmo si trovò nuovamente al verde e privo di un lavoro stabile. Il periodo di ristrettezza finì presto: l’anno seguente il cantante partecipò ad un concorso canoro indetto dalla RAI ed il 21 ottobre, durante la serata finale al Teatro delle Palme, sbaragliò tutti gli altri concorrenti vincendo l’importante somma di 3.000 lire ed un contratto con Radio Napoli.
Per prepararsi al successo imminente studiò dizione e studiò presso il maestro Gino Campese, direttore dell’orchestra di Radio Napoli. Fu proprio il nuovo mentore a consigliare a Guglielmo il nome d’arte “Sergio Bruni”, per distinguersi da un altro cantante col suo stesso cognome, Vittorio Chianese. Da Piedigrotta al Festival della Canzone Napoletana, fino ad arrivare al neonato Festival di Sanremo, Sergio Bruni iniziò a collezionare premi su premi non solo interpretando le canzoni storiche napoletane. Mostrò presto le sue grandi doti come cantautore e compositore, creando canzoni che hanno segnato la storia della musica: “Vieneme ‘nzuonno”, “Sciummo” e “Suonno a Marechiaro” sono solo alcuni dei suoi primi successi. Intanto sposò Maria Cerulli, dalla quale ebbe quattro figlie femmine.
Negli anni Settanta Bruni incontrò il poeta napoletano Salvatore Palomba con cui nacque una collaborazione artistica che portò alla nascita delle opere più importanti interpretate dall’artista come “Carmela” ed “Amaro è ‘o bene”. Nel 1980, inoltre, Bruni lavorò anche insieme ad Eduardo De Filippo, musicando un suo testo in “È asciuto pazzo ‘o patrone”. Una delle sue ultime apparizioni pubbliche è avvenuta il 5 agosto del 1998, al Festival di Napoli, trasmesso su Rete4, dove cantò, come ospite d’onore, “Carmela”. Nel 2000 fu costretto a lasciare Napoli per le sue condizioni di salute e si trasferì a Roma, ospite di una delle sue figlie. Il 22 giugno del 2003 si spense lì ad 82 anni, all’Ospedale del Santo Spirito, a causa di un’improvvisa crisi respiratoria.