Lucio Dalla è nato a Bologna il 4 Marzo del 1943 e rinasceva a Napoli ogni giorno della sua vita. Musicista autodidatta, la sua prima passione è stata il Jazz, genere che dai complessi dilettantistici lo ha portato a suonare insieme ad autentiche leggende tra cui Chet Baker, Bud Powell, Michel Petrucciani e Ray Charles, e tuttavia durante la sua carriera è stato sempre innovatore e sperimentare, infatti si è cimentato anche nel Beat, nel Soul, nella Musica d’Autore fino ad arrivare, negli ultimi anni della vita, all’Opera.
La figura più importante per la carriera di questo artista è stata senza dubbio la madre, sarta pugliese di Manfredonia, che dopo la morte del marito quando Lucio non aveva ancora compiuto dieci anni, lo ha sempre incoraggiato a fare spettacolo, convinta com’era che il figlio fosse un genio nonostante andasse male a scuola e un test attitudinale avesse detto che era “un mezzo deficiente”. È stato sempre a causa della donna, seppur indirettamente, che cominciò a fare musica, poiché il suo primo strumento, un clarinetto, gli fu regalato in occasione del decimo compleanno dal marito di una collega della madre: da quel momento in poi non avrebbe più smesso. Importante per Lucio Dalla è stato anche l’amore per il Sud, maturato proprio durante le sue estati in Puglia tra Manfredonia e le Isole Tremiti, in una piccola casa regalata alla madre da dei clienti come compenso per il suo lavoro e dove avrebbe in seguito aperto lo studio di registrazione in cui incise il primo disco scrivendo sia la musica che i testi.
Noto a tutti è il suo amore per Napoli, quella che a suo dire è una nazione sotto le sembianze di una città, di cui ammira le bellezze paesaggistiche e culturali, certo, ma soprattutto la napoletanità dei suoi abitanti: “Io non posso fare a meno, almeno due o tre volte al giorno di sognare di essere a Napoli. Sono dodici anni che studio tre ore alla settimana il napoletano, perché se ci fosse una puntura da fare intramuscolo, con dentro il napoletano, tutto il napoletano, che costasse 200.000 euro io me la farei, per poter parlare e ragionare come ragionano loro da millenni”. L’artista inoltre, pur avendo un forte legame con Bologna, in un concerto nel capoluogo campano se la prese con la cicogna che non lo aveva fatto nascere al Sud, aggiungendo che nella prossima vita avrebbe voluto essere un napoletano a tutti gli effetti e non solo importato.
La Canzone Napoletana classica secondo Lucio Dalla non ha rivali al mondo, infatti egli raccontava che, nonostante abbia suonato con artisti di fama mondiale, il momento più toccante è stato quando passò una sera con Roberto Murolo, e sentendolo cantare gli venne in mente “tutta la bellezza del mondo”. La sua canzone più nota a livello internazionale è Caruso, scritta in occasione di un soggiorno inaspettato nella stanza di albergo a Sorrento dove il tenore si trovava prima andare a morire a Napoli: un guasto alla sua barca lo costrinse a fermarsi in Costiera, e ispirato dal quel letto, da quel pianoforte, dal Golfo che dalla posizione in cui trovava gli permetteva di avere Napoli di fronte, scrisse quel testo dedicandolo alla sua voglia di essere napoletano, scrisse un omaggio a Enrico Caruso e a quel genere musicale che adesso è parte di quel genere musicale stesso. Scrivendo e cantando una sua canzone in quella lingua Dalla ha liberato e manifestato concretamente la sua napoletanità, la quale non ha bisogno di un diritto di nascita per esistere in quanto chiunque faccia qualcosa per Napoli, appartiene a essa. Questo i napoletani lo sanno, infatti ricordano sempre Lucio e le vonno bbene assaje.