Figli illustri di Napoli

Buon compleanno Massimo Ranieri! Da scugnizzo del Pallonetto a simbolo di Napoli

Una carriera al massimo, Napoli portata ovunque sul suo volto da scugnizzo scafato e un eclettismo innato, che lui stesso ha descritto in questi termini: “Sono un pianoforte di cui vengono suonati tutti i tasti“. Sarà forse questo il segreto del successo di Massimo Ranieri, cantante, attore, musicista, presentatore, boxeur e ballerino di fama inveterata e anche precocissima. Basti pensare che all’età di appena 13 anni il piccolo Giovanni Calone – suo nome di battesimo – dovette inventarsi già il primo pseudonimo, Gianni Rock, per lanciare il suo primo album. Massimo (nome semplice e facile da ricordare) Ranieri (in onore del principe di Monaco) arriverà solo nel 1970, all’età che darà anche il titolo alla canzone premiata col gradino più alto del podio a Canzonissima, “Vent’anni“.

Tanti erano quelli passati dal 3 maggio 1951, quando una famiglia povera del quartiere Pallonetto di Santa Lucia diede alla luce il futuro Massimo Ranieri che oggi può finalmente guardarsi indietro e – prima di ripartire con il consueto entusiasmo – dare una spulciata all’album dei ricordi.

Da bambino “scalda” la voce facendo lo strillone ed il posteggiatore, prima di passare – come tutti i grandi cantanti napoletani – ad allietare matrimoni e comunioni con le sue prime canzoni e la sua musica. Stoffa da vendere ne ha: il primo acquirente gli cucirà subito il vestito del predestinato. L’autore di canzoni Giovanni Polito, infatti, lo nota durante una delle sue esibizioni per cerimonie e dopo qualche mese lo spedisce direttamente a New York, al seguito nientemeno che di Sergio Bruni. Ha soltanto 13 anni.

Due anni dopo arriva anche il debutto in tv nella trasmissione “Scala Reale”, con la canzone “L’amore è una cosa meravigliosa”. Sono anni fertili per il giovanissimo cantautore, premiato anche col primo posto nel girone B del varietà “Cantagiro“, grazie al testo “Pietà per chi si ama“. Ma è nel biennio 1968-69 che arrivano due dei suoi più grandi successi: ancora minorenne il non ancora Massimo Ranieri, reduce dal Festival di Sanremo del 1968 (in coppia con I Giganti), sbanca il Cantagiro con “Rose rosse” , per poi piazzarsi secondo a Canzonissima con “Se bruciasse la città“. Assieme a “Vent’anni” i componimenti che gli regalano il definitivo successo, tanto che nel 1970 esce il primo disco intitolato col suo nome d’arte più celebre, “Massimo Ranieri“.

Ormai il solo palcoscenico musicale gli sta stretto, così lo scugnizzo del Pallonetto prende parte a diversi film: da “Bubù” a “La Cugina“, da “Con la rabbia agli occhi” a “La patata bollente“. Ma è la partecipazione in “Metello” a valergli addirittura il David di Donatello come miglior attore e il premio internazionale delle critica.

Il successo non lo appaga, semplicemente lo stimola. Per cui dal cinema passa al teatro, dove è protagonista di interpretazioni magistrali, sulla scia dei più grandi artisti napoletani, da Totò a Eduardo. Da ricordare, ad esempio, “Napoli: chi resta e chi parte“. E poi negli anni a venire, in particolare tra il 2010 e il 2011, interpreta per la Rai quattro commedie del grande Eduardo De Filippo“Filumena Marturano”, “Napoli milionaria!”, “Questi fantasmi” e “Domenica e lunedì”.

Prima, però, Massimo Ranieri ha ancora il tempo per firmare altre perle canore, come il disco “‘O surdato nammurato“, del 1972, omaggio alla musica napoletana e soprattutto la sua canzone in assoluto più famosa, “Perdere l’amore“, con cui nel 1988 vince anche il Festival di Sanremo. E’ l’apice di una carriera invidiabile.

Per quanto riguarda invece la vita privata, Massimo Ranieri è stato sentimentalmente legato a due donne. La prima è Franca Sebastiani, che nel 1970 dà alla luce la sua prima figlia, Cristiana Calone. La riconoscerà solo molti anni più tardi, presentandola a sorpresa al suo pubblico, in tv. La seconda è l’attrice Barbara Nascimbene, deceduta il 17 settembre 2018, data in cui ha davvero perso l’amore. Non certo quello del pubblico, però, che all’età di 68 anni continua a far innamorare di sé.