Nata a Salerno il 10 febbraio 1875 e morta a Cava de’ Tirreni il 17 dicembre 1946, Elvira Notari è stata la prima donna regista in Italia, nonché fondatrice della casa cinematografica “Dora Film Fabbrica”, tra le più famose case di produzione napoletane degli inizi del ‘900.
Nel capoluogo campano – dove lavora come modista – Elvira si trasferisce con la famiglia dopo aver frequentato la Scuola Normale Femminile. Alle falde del Vesuvio felice, alivello sia professionale che intimo, sarà l’incontro con il suo futuro marito, Nicola, che sposerà nel 1902.
Quest’ultimo, infatti, era anch’egli impegnato nel mondo cinematografico, tant’è che inizialmente Elvira lo aiuta nella colorazione delle foto e poi dei film, per poi passare direttamente allo loro produzione.
Nel 1909 con i figli Edoardo, Dora e Maria daranno vita anche a un laboratorio di stampa, titolatura e coloritura delle pellicole, la “Dora Film Fabbrica di film per cinematografi e film parlanti”, in via Roma 91, dove si “eseguono cinematografie”. In poco tempo la Dora Film si trasformerà in casa di produzione diventando, insieme alla Lombardo Film e alla Partenope Film, una delle più famose compagnie di Napoli, tra le capitali del cinema in Europa, in Italia seconda solo a Torino.
L’azienda di famiglia è ben divisa tra i due consorti: Nicola si occupa della parte tecnica, lei della sceneggiatura e della regia. Elvira fa recitare in quasi tutti i suoi film il figlio Edoardo che, con lo pseudonimo di Gennariello, diventa uno dei personaggi centrali delle sue sceneggiature. Chiama giovanissimi attori che diventeranno straordinari caratteristi come Tina Pica e Carlo Pisacane, il futuro Capannelle. Ai suoi film partecipano anche popolani, gente presa dalla strada; recita anche l’insegnante di Edoardo, Rosella Angioni che, con il nome d’arte di Rosé Angioni, diverrà una delle attrici più famose della Notari.
La “Marescialla”, come la chiamano in famiglia, è autoritaria e dai suoi attori pretende una recitazione senza eccessi, moderna rispetto ai gusti dell’epoca. Racconta il nipote Armando Notari: «Come regista, mia zia Elvira era severissima, addirittura pignola. Non esitava a far ripetere le scene che non le erano piaciute […], esigeva lacrime vere […] e perciò prima di ingaggiare un attore, si informava sulle sue vicende familiari. […] era venuta a conoscenza, per esempio, che un attore era orfano? Ebbene, lei gli parlava del padre».
Di tutta la produzione dei Notari, 60 lungometraggi e un centinaio di corti, oggi restano tre film conservati nella Cineteca nazionale di Roma: “E’ piccerella”, “A santanotte”, “Fantasia ‘e surdate”.
Amante di Matilde Serao (con la quale però non avrà mai un buon rapporto) e di Carolina Invernizio, i suoi film sono romanzi popolari, ricchi di sensualità, desiderio, amore, povertà e il sogno di una vita diversa; ci sono donne che vivono triangoli amorosi e che sono destinate a morire in una sorta di catarsi finale; madri generalmente positive che soffrono per i loro figli. C’è il melodramma, ma anche il crudo realismo della Napoli misera dei bassi, delle case dei pescatori; degli scugnizzi, del dramma di chi non ha niente.
La censura darà molti problemi alla produzione di Elvira Notari e di suo marito: quella legale cercherà di cancellare dai film le passioni, la realtà; poi quella fascista metterà al bando la pazzia, il suicidio e il dialetto. Ciononostante la Dora Film sbarcherà anche negli Stati Uniti, dove verrà fondata la “Dora Film of America”, che avrà sede nella 7a Avenue a New York. I film di Elvira, poco amati dalla critica e della cultura ufficiale, hanno un enorme successo commerciale nelle città del Sud Italia e nella comunità italoamericana.
Poi Elvira dovrà arrendersi al sonoro, ma soprattutto al nuovo modo di fare film, alla nuova industria cinematografica, che nulla ha più a che fare con l’artigianato pionieristico a cui lei appartiene e che lentamente escluderà le donne dalla produzione. Pertanto nel 1930 la Dora Film sarà costretta a chiedere i battenti.
Fonti:
– Francesca Vatteroni, «NOTARI, Elvira», Enciclopedia del Cinema (2004), Istituto dell’Enciclopedia italiana Treccani