La lingua napoletana è ricca di termini introvabili in qualsiasi altro paese e cultura, parole così precise da non poter essere sostituite in alcun modo e che non avrebbero lo stesso valore dette in italiano. È un esempio la parola “sereticcio” attribuita al pane vecchio di qualche giorno ed ormai duro. È quindi un sinonimo in tutto e per tutto dell’italiano “raffermo”. Bisogna considerare, innanzitutto, l’importanza nella cucina napoletana del “pane sereticcio”.
Come sappiamo, la nostra tradizione culinaria è strettamente legata, da sempre, al civile ed attuale concetto che non si butta via niente. Figuriamoci il pane che da molti è ritenuto sacro ed il simbolo universale del cibo e della tavola. In questo contesto, quindi, il pane sereticcio non è qualcosa da scartare, anzi, un ingrediente a tutti gli effetti da conservare e sfruttare, guai a chi non lo fa. Il sabato pomeriggio è comune vedere signore sprovvedute che bussano alle porte delle vicine chiedendo se avanza un po’ di pane vecchio.
Povertà? No! Il pane sereticcio, bagnato, è la base migliore per le polpette che senza di esso non resterebbero mai così compatte e gustose. Inoltre può sostituire la tradizionale fresella, sempre bagnato, magari ricoperto da pomodori, origano, olio ed un pizzico di sale. Può essere utilizzato per le bruschette, ma questa è una tradizione comune anche nel resto di Italia, oppure inzuppato nel latte al posto dei biscotti, come qualunque nonna napoletana fa ancora quando vuole “tenersi leggera” la sera. Non bisogna dimenticare, infine, che il pane sereticcio è la cosa migliore da sbriciolare in una buonissima zuppa di fagioli…traete le dovute conclusioni.
Abbiamo visto la sua importanza culinaria, ma resta ancora un mistero: perché usiamo il termine “sereticcio”? Come molte parole napoletane, trae origine direttamente dalla tradizione classica, in questo caso dal latino. “Sereticcio” deriva, infatti, da “serus”, che in latino significa tardivo, prodotto da tempo, vecchio, così come è il pane dopo qualche giorno. La sua etimologia, però, rende il termine adatto a definire anche delle persone o, persino, situazioni.
Una persona sereticcia, quindi, è qualcuno arido di sentimenti o dal carattere duro e poco elastico, oppure qualcuno con atteggiamenti poco attuali e stantii. Per quanto riguarda le situazioni, invece, l’esempio più comune è quello di un “matrimonio sereticcio”, cioè un’unione che va avanti per abitudine e che, ormai, non offre più passione e sorprese ai due malcapitati coniugi.