‘O guaglione non è un semplice ragazzo: ecco il significato originale di questa parola
Set 25, 2016 - Domenico Ascione
Locandina del film "Guaglione" del 1957
Ci sono parole, nella lingua napoletana, talmente radicate nella nostra tradizione da divenire insostituibili ed universali. Il termine “guaglione”, ad esempio, viene attribuito, ormai, a qualunque giovane dai 10 anni in su: capita spesso di sentire persone anziane che chiamano guaglione un figlio, anche se ormai cinquantenne. In realtà, salvo esagerazioni di questo tipo, a Napoli si definisce guaglione un adolescente o, comunque, un ragazzo fino ai trent’anni. Il termine è talmente diffuso da essere rientrato nei vocabolari di Italiano.
Eppure, il suo significato è molto più ristretto di quanto si possa immaginare: guaglione non indica semplicemente un ragazzo, ma un giovane avvezzo alla vita di strada e che per mantenersi svolge lavori umili o volti ad apprendere una professione. Una connotazione che persiste ancora oggi: il ragazzo che porta la spesa a casa alle signore viene ancora chiamato “‘o guaglione del salumiere”, stessa cosa per chi aiuta un meccanico o per, ad esempio, un aiuto cuoco. In ogni caso, guaglione implica uno stato di inesperienza professionale e sociale, ma, al contempo, la voglia di apprendere e migliorarsi.
Ad oggi, non è ancora chiara l’origine del termine: numerose sono le teorie a riguardo. Stando alla definizione della Treccani deriverebbe dal termine latino “ganeo” che tradotto significa “crapulone o frequentatore di postriboli”. Per quanto un giovane, specialmente in passato, possa essere attirato da simili vizi, questa etimologia è fin troppo negativa rispetto all’attuale significato. Le altre teorie sono state tutte raccolte e, allo stesso tempo, sconfessate dallo studioso Raffaele Bracale sul suo blog.
Fra queste soltanto due sembrano realmente degne di nota: la prima che farebbe discendere “guaglione” dal greco “kallos – kallion”, tradotto bello, ma non convince né per assonanza, né per significato dal momento che un ragazzo non è necessariamente bello; la seconda invece prende in esame il francese “garçon”, ragazzo di bottega, ma già esiste un suo corrispettivo in garzone. L’opzione migliore, invece, è presentata ed ipotizzata dallo stesso Bracale che farebbe discendere il termine napoletano sempre dal latino, ma, questa volta, da “galio”, giovane mozzo a bordo delle galee. Oltre alla vicinanza lessicale dei due termini spicca anche il rapporto con i piccoli lavori svolti solitamente dai “guaglioni”.