“Mappina”: perché in Napoletano uno straccio è diventato una prostituta
Gen 28, 2019 - Marco Visconti
Il vocabolario napoletano dispone di un vasto repertorio di termini e tra questi rientra mappina. Un termine derivante dal latino mappa per designare un panno fatto solitamente di lino, qualche volta sfarzosamente ricamato e tinto, utilizzato per usi vari secondo le circostanze: tovagliolo, tovaglia, per l’acconciatura femminile, come drappo a uso degli imperatori per indirizzare l’inizio dei giochi di corsa oppure con fini liturgici del Cristianesimo, ovverosia il panno che copre l’altare o coprire le mani di chi tocca gli arredi sacri. Nel linguaggio attuale il termine mappa fa riferimento alla cartografia.
Il diminutivo del latino mappa è mappula, riconosciuto in testi medievali concernenti la sfera religiosa e con significati già detti. Successivamente oltre al termine mappula abbiamo anche mappina. Ciò è visibile per esempio nel testo di Domenico Gaetano Cavalcanti “La Sacra Liturgia della Chiesa nel santo Sacrificio augustissimo a fedeli, etc. (1763)” cui attribuisce al termine mappina come veste religiosa e mappula per identificare in antichità il tovagliolo, poi significa veste sacra.
Simili termini acquisiscono in alcuni autori significati spregiativi, nel caso di mappina è indicata col significato di veste mal tagliata, questo si legge nel testo “Discorsi Morali (1705)” di fra Emanuello di Giuesù Maria. Invece nel “Dizionario italiano, latino e francese (1770)” di Annibale Antonini il termine mappula viene direttamente collegato a salvietta, cencio, etc.
Mappina nella lingua napoletana ha vari significati. Se riferito a oggetto si rimanda allo strofinaccio, invece se in senso retorico funge da variegati insulti. “Si’ na mappina” se indicato a un uomo può far riferimento al suo essere mal ridotto, da niente, licenzioso. Se indicato alla donna l’allusione è per lo più alla liceità dei costumi.
Grazie al termine napoletano, inoltre, si spiega il perché della denominazione Lido Mappatella per la celebre spiaggia napoletana di Mergellina.
Riportiamo alcune citazioni di autori presi dal sito dialettodigioiassanitica.it che fanno riferimento ai suddetti significati.
Mappina con riferimento a cencio lo riporta Giuluo Cesare Cortese nelle “Opere di Giulio Cesare Cortese, detto il Pastor Sebeto” (1783):
«Sine, disse essa, e non me fa sperire, e piglia chesto, se te ne vuoie ire. E ghietta a na mappina arrovogliata, na bona fella de caso cavallo, na meza nnoglia, e meza sopressata, e li piede, e lo cuollo de no gallo; no piezzo de na meuza mmottonata, quatto tozze de pane, e no tarallo […] po visto quanto a la mappina nc’era, Lo deze con gran gusto a no pezzente».
Mappina con riferimento a donna licenziosa, ciò è visibile per esempio nel testo di Giovan Battista Valentino“La Mezacanna co’l Vascello dell’Arbascia (1669)”:
«E se ccà ncè venesse la Regina, quale ncapo portasse la corona, fuorze non vedarisse ogne guaguina, ire à paraggio, comm’a la Patrona; vò deuentà mesale ogne mappina, Perzò la Mezacanna, sarria bona. Ma perche (sic) non se troua, ogn’uno penza, ch’à fare nzò che bò ncè sia despenza».
Mappina con significato di uomo di poco conto nel testo di Giuseppe Cassieri “Andare a Liverpool (1968)”:
“«Può, Antonacci, può un uomo ridursi a mappìna, combattendo egli moralmente le mappìne, avendo in odio le mappìne? Scrisse con furia, l’occhio umidio di stizza. Perché tale io sono in questo momento: una tenebrosa mappìna che non migliora affatto la sua condizione sapendo di…».
Sitografia:
<http://www.dialettodigioiasannitica.it/mappina-mappata-mappatella.htm#_ftnref90>
<http://www.treccani.it/vocabolario/mappa/>
Bibliografia:
G.Casillo, La lingua napoletana, Youcanprint, 2017