Quanno ‘o Signore ‘nzerra na porta, arape nu purtone, cosa significa il proverbio napoletano. Oggi la nostra rubrica sui proverbi napoletani torna con il solito dualismo sacro/profano che rappresenta un elemento tipico della città di Napoli. Il proverbio di cui oggi ci occuperemo recita così:
Quanno ‘o Signore ‘nzerra na porta, arape nu purtone
TRADUZIONE:
Quando Dio chiude una porta, apre un portone.
Una delle caratteristiche fondamentali dell’atteggiamento partenopeo è quello della speranza, impregnata in una matrice religiosa, dai toni quasi confidenziali, frequenti per quel sentirsi “in buoni rapporti” con la divinità o con il santo di turno. Il proverbio, che può sembrare semplicemente un monito del tipo” ci saranno giorni migliori”, in realtà è un richiamo su se stessi, un avvertimento al Padreterno che, detenendo le redini delle nostre vicissitudini, sta ponendo ostacoli ai nostri obiettivi.
Una nota a parte merita il termine ‘nzerrà (‘nzerra è l’indicativo presente) che vuol dire “chiudere“, anche se fonicamente si avvicina al termine “serrare“. Nel gergo partenopeo sta ad indicare una forte reclusione, e lo si usa quando per esempio si vuole mettere del denaro in una cassaforte.
Celebre la frase che Eduardo de Filippo, nel suo capolavoro a tre atti “Natale in Casa Cupiello“, usa quando becca il figlio scapestrato con la borsetta della sorella in mano, con il probabile intento di rubare qualcosa.
“Concetta … nzerra!”
TRADUZIONE
“Concetta … riponila al sicuro”
Napoli è una città, ma una nazione. Questo era il pensiero di Lucio Dalla, un napoletano nato a Bologna che ha sempre dimostrato il grande amore per la nostra città. Non aveva torto ad affermare ciò: l’essere partenopeo racchiude un insieme di storia, tradizioni, consuetudini e proprio modi dire e proverbi che si sono formati e consolidati nel corso della storia, tre volte millenaria, della città di Napoli. È per questo che invitiamo ognuno ad approfondire questo aspetto della napoletanità seguendo tutte le puntate della nostra rubrica sui proverbi napoletani.