“Comme Barbarea accussì Natalea”, il detto napoletano: che cosa significa
Dic 04, 2024 - Francesco Pipitone
Santa Barbara nel detto napoletano "Comme Barbarea accussì Natalea"
Comme Barbarea accussì Natalea, cioè tali sono le condizioni meteorologiche a Santa Barbara, il 4 dicembre, così saranno il giorno di Natale. Si tratta di un antico detto popolare napoletano, che ha una variante che sentiamo soprattutto nella zona del salernitano, cioè comme Catarinea accussì Natalea, e un’altra che consiste nell’unione dei due, ovvero comme Catarinea accussì Barbarea e accussì Natalea.
“Comme Barbarea accussì Natalea”: le origini del detto napoletano
Il detto originario sembra essere il primo, quello che fa riferimento a Santa Barbara, e trova giustificazione in un episodio della vita di costei: ella, ragazza di nobile famiglia e figlia di un collaboratore dell’Imperatore, fu condannata a morte perché aveva abbracciato la religione cristiana, ma dopo vari supplizi che non avevano effetto grazie all’interno divino fu decapitata dal padre; Dioscoro, questo il nome di lui, mentre tornava a casa fu colpito da un fulmine e così morì punito da Dio.
Per questo motivo Santa Barbara è la protettrice contro i fulmini e la morte improvvisa, oltre che degli ombrellai, e grazie al suo culto insieme al fatto che questo si celebra poco prima del Natale, si è sviluppato questo detto popolare che vuole che il 25 dicembre sia caratterizzato dalle stesse condizioni atmosferiche del giorno di Santa Barbara.
Le varianti dal Veneto alla Sicilia
Interessanti, poi, sono alcuni tra invocazioni e detti diffusi in altre zone, come “Santa Barbara benedeta liberème de sta saeta” in Veneto, in Sicilia “Santa Barbara ntu munti stava, di lampi e di trona nun si scantava, si scantava dill’ira di Diu, Santa Barbara amuri miu” (scantava significa spaventava), “Santa Barbara, affacciate affacciate ca mo passane ddoje carrozze, una ‘e acqua e una ‘e viento. Santa Barbara fai, fa’ bon tiempo” ad Amalfi e, in Puglia, “Si a Sande Barbere chiove assà, n’alte e quarande dì a da chendà”.
Circa invece la variante che ha come protagonista Santa Caterina d’Alessandria, si potrebbe ipotizzare che le due sante siano state sovrapposte per alcuni elementi comuni tra le due. Come a Santa Barbara, infatti, pure a Santa Caterina fu tagliata la testa perché rifiutò l’ordine dell’Imperatore di convertirsi al paganesimo, dopo aver invano tentato di convertire l’Imperatore stesso al cristianesimo. Anch’ella di nobile famiglia, secondo la tradizione era figlia di un Re, fu decollata dopo che la ruota dentata con cui doveva essere torturata si ruppe.
Morì nell’anno 305, quasi contemporaneamente a Santa Barbara che fu uccisa nel 306, entrambe sono simbolo della fede che si oppone anche al potere imperiale, due donne simili che fanno una fine simile. Il culto di Santa Caterina, la cui festa cade il 25 novembre, esattamente un mese prima di Natale e pochi giorni precedente al giorno di Santa Barbara, si diffuse presto in tutto il Mediterraneo e anche nel Cilento, dove, appunto, è stato riadattato il proverbio in questione.