10 aprile 1991, il Disastro Moby Prince: la tragedia dimenticata che uccise 140 persone
Gen 18, 2018 - Andrea Chiara Grillo
Il disastro della Moby Prince rappresenta una delle maggiori tragedie marine verificatesi nell’ultimo trentennio. Facciamo luce sul caso e raccontiamo cosa accadde.
La nave, diretta ad Olbia, salpò da Livorno alle ore 22.03 il 10 aprile del 1991. Dopo pochi minuti di navigazione, precisamente intorno alle 22.25, la prua della nave entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo che trasportava materiale altamente infiammabile. L’incendio divampò e la tragedia fu immediata, 140 i passeggeri morti a bordo tra le fiamme, di cui 75 passeggeri e 65 membri dell’equipaggio. Solo uno si salvò, il mozzo napoletano Alessio Bertrand.
Ciò che ha provocato l’indignazione dell’opinione pubblica è stato l’estremo ritardo dei soccorsi che non individuarono prontamente la precisa posizione dell’imbarcazione, arrivando così sul luogo dell’incidente solo alle ore 23.35, settanta minuti dopo l’incidente. Per di più è stato confermato che i soccorsi, partiti dal porto di Livorno, si concentrarono prettamente sull’Agip Abruzzo anziché distribuirsi in maniera equa tra le due. Ciò accadde anche perché il comandante dell’Agip Abruzzo Renato Superina via radio comunicò che l’imbarcazione scontrata era una bettolina – nave trasporto merci – e non un traghetto passeggeri.
Diverse sono le cause su cui si è indagato negli ultimi anni per comprendere se e in che modo l’incidente poteva essere evitato. In sede giudiziaria si è parlato a lungo di un errore umano da parte dell’equipaggio della Moby dovuto sia una disattenzione del personale sia per un mal funzionamento di alcuni apparati all’interno della nave. Ma si è parlato anche dell’impianto antiincendio, spento durante la navigazione. È probabile che se quest’ultimo fosse stato attivato avrebbe ridotto notevolmente il numero delle vittime. Inoltre vi sono anche cause ufficializzate, poi smentite da varie testimonianze, come ad esempio la presenza della nebbia sulla zona del disastro che ha limitato la visibilità impedendo il personale di bordo di individuare la corretta posizione della petroliera.
Che sia stato un errore umano, un malfunzionamento o condizione meteorologiche avverse, quel che ancora oggi mette i brividi è che tutti i passeggeri, (molti dei quali napoletani), fatta eccezione di uno siano morti in un incidente che sicuramente poteva essere evitato. Certo è che a distanza di 26 anni dall’accaduto sono ancora molti gli aspetti su cui far luce.