Nei giorni tra il 15 e il 17 giugno 2017, Napoli è stata teatro di un convegno di alta finanza conosciuto col nome di “The rise of modern banking in Naples. A comparative Prospective”. Nel bellissimo palazzo Ricca, sede della Fondazione Banco di Napoli, si sono dati appuntamento alcune tra le principali cariche dell’economia mondiale per dibattere circa la storia delle banche, il processo ed i cambiamenti che hanno portato alla nascita della banca moderna. L’idea che funge da principio fondante della banca esiste da sempre.
Già Greci e Romani avevano partorito un sistema molto simile a quello ancora oggi esistente. In pochi sanno però che è stato grazie all’intraprendenza e alle peculiarità dei banchi napoletani che la banca è cambiata, divenendo l’istituzione che tutti conosciamo. La ricostruzione storica, avvenuta al convegno, è partita da lontano. La genesi della banca moderna si sarebbe avuta proprio a Napoli tra XIV e XV secolo, altro grande primato napoletano.
Elemento distintivo del banco napoletano è la sua nascita per gemmazione da istituti filantropici atti a tendere una mano nei confronti dei più bisognosi. Gli istituti principali che hanno legato il loro operato anche ad operazioni di tipo finanziario sono: 4 ospedali (Annunziata, Incurabili, S. Eligio e S. Giacomo e Vittoria), due Monti dei Pegni che elargivano prestiti su pegno senza interesse ai poveri e lo Spirito Santo, un istituto di ricovero per giovani donne a rischio.
La centralità dei banchi napoletani nel processo che ha portato alla nascita della banca moderna è testimoniata dalle fonti del prezioso Archivio storico del Banco di Napoli, e tale centralità risiederebbe nella capacità di determinare quelli che sono i tre principi fondamentali della banca moderna.
Il primo di questi è la circolazione cartacea tramite fedi di credito. A causa di una carenza di metallo in tutta l’Europa dell’epoca, la carta divenne elemento essenziale per garantire una rapida e comoda circolazione del danaro. L’intuizione risultò geniale e conobbe una grande diffusione.
La seconda innovazione introdotta dai “banchieri” napoletani fu la creazione del credito per accrescere il volume della moneta in circolazione. L’incremento del volume di moneta era possibile grazie alla concessione di prestiti derivati dall’emissione di fedi di credito non coperte da precedenti depositi.
L’ultima novità fu quella dello scoperto di conto corrente. Essa consentiva al beneficiario di effettuare una serie di prelievi fino ad un tetto, deciso dalla banca, corrispondente ad una cifra proporzionata alle necessità del correntista. Tale formula favoriva principalmente i mercanti che potevano agire con meno vincoli economici.
Il convegno di Napoli non si è limitato solo a rivisitare la storia della banca moderna ma si è soffermato anche sulla situazione economica attuale che vede il sistema economico-bancario in una condizione di fragilità e crisi. L’evento è terminato con l’augurio che le probabili soluzioni, che attualmente si stanno studiando per risolvere i problemi del nostro tempo, possano essere brillanti ed efficaci quanto le innovazioni finanziarie che furono escogitate a Napoli secoli orsono.
Fonti:
La banca moderna? È nata a Napoli su Il Sole 24 ore
Un convegno sulla nascita della banca moderna a Napoli su Repubblica