Ippolito Pastina: il Masaniello di Salerno


La rivoluzione che scoppiò nel Regno di Napoli nel 1647-48 ebbe come protagonisti diversi capipopolo sparsi nei territori del Regno. Ancora oggi, quando si parla di rivoluzione napoletana, gli occhi meno attenti rivolgono l’attenzione al solo “pescivendolo” napoletano, Tommaso Aniello detto Masaniello.

Masaniello, però, diresse una prima fase della rivolta a Napoli nell’arco di 10 giorni. Ippolito Pastina, invece, partecipò al tumulto in un periodo più lungo. Chi era Ippolito Pastina? Pastina visse nel rione Fornelle a Salerno; lavorò come fornaio, poi come pescivendolo, ma non avendo un buon tornaconto divenne un criminale e ciò gli costò il carcere.

Finiti gli anni di prigionia sulle navi da guerra, si arruolò nell’esercito del Duca di Carafa a Nocera dei Pagani; in seguito abbandonò l’esercito partecipando alla rivolta di Salerno. La protesta sorse dagli ambienti più poveri, provenienti soprattutto dai casali di Salerno. La rivolta fu il riflesso delle precarie condizioni di vita dei ceti disagiati. Questi dovettero confrontarsi con le pesanti gabelle, le pressioni indotte dai ceti più agiati, e l’impossibilità di partecipare alla vita politica di Salerno, sbarrata dalla vecchia e nuova nobiltà.

I ribelli attaccarono i palazzi dei benestanti come forma di riscatto dalle ingiustizie subite. Dopo un breve periodo di caos, entrò di scena Pastina ponendosi come guida della rivolta. Pastina mantenne una precaria condizione di stabilità tra i ribelli e la nobiltà, dopo la stesura e il riconoscimento dei Capitoli. Tuttavia, il 22 ottobre del 1647, Gennaro Annese proclamò la nascita della Real Repubblica con l’appoggio militare dei francesi.

In questo frangente ripresero gli scontri a Salerno. In un primo momento la città fu riconquistata dai lealisti spagnoli, poi fu espugnata dai ribelli guidati da Pastina. Il capopopolo offrì importanti aiuti militari alla causa della Repubblica e strinse importanti relazioni con Gennaro Annese e il duca di Guisa. L’esperienza della Repubblica finì con la riconquista spagnola di Napoli, tra il 5 e il 6 aprile del 1648. La notizia giunse a Salerno, il 17 aprile, quando Pastina abbandonò la città prima di essere occupata dai lealisti spagnoli.

Nel mese di agosto, il capopopolo fu aiutato dai francesi per riprendersi Salerno, ma l’impresa patrocinata dall’ammiraglio Tommaso di Savoia fu fallimentare. Pastina tentò nuovamente di conquistare Salerno il 5 ottobre del 1654, partendo da Castellammare, ma la campagna militare ebbe un breve respiro terminando con un’ennesima sconfitta. Dopo l’impresa di Castellammare si persero le tracce del Masaniello salernitano.

Bibliografia

G.Carucci, Il Masaniello salernitano nella rivoluzione di Salerno e del salernitano del 1647 – 1648, Salerno, stab. Tipografico del commercio cav. Antonio Volpe e c., 1908.
A.Del Grosso, Le rivolte del 1647 dentro e fuori le mura di Salerno in «Bollettino storico di Salerno e Principato Citra», anno XII, nn. 1-2, 1994.
G. Foscari, La gran machina della solleuatione, Imperdium libri, 2015.


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