Il capopopolo napoletano fu assassinato e decapitato il 16 luglio del 1647, da un grande gruppo di persone. Gli uccisori disposero la testa di Masaniello su di un’asta, portandola per i quartieri più importanti della città; invece il corpo fu lasciato nel borgo delle Vergini.
Dopo la morte di Masaniello, il viceré ordinò di ridurre il peso del pane, e potenziò le difese militari del palazzo reale. Questi, unitamente ad altri provvedimenti, misero in discussione quell’apparente stato di armonia a Napoli. In tale situazione, il popolo rimpianse Masaniello preparandogli un funerale il 18 luglio, grazie al consenso del viceré. Alcuni bambini recuperarono la testa e il corpo del defunto conducendoli alla chiesa del Carmine.
Il cadavere fu lavato, la testa ricucita al corpo e vestito. In testa gli misero un cappello dotato di un pennacchio, poi tra le mani ebbe una spada, e un bastone a onorare il suo titolo di capitan generale. La bara, posta in prossimità dell’altare maggiore, fu preparata da una coltre di damasco, al cui interno giacque la salma coperta da un lenzuolo. Intorno al corpo si concentrò una mole di persone pronte a rendergli omaggio. I presenti diedero sfogo alla loro immaginazione, di una risurrezione del defunto con richiami a Cristo, oppure con allusioni alla sua santità, nonostante avesse avuto una scomunica dalla chiesa: non si confessò da 8 anni per la Pasqua.
«L’apoteosi delle esequie» di Masaniello somigliò a quello di un nobile, infatti, vide la partecipazione di una moltitudine di persone, eccetto la nobiltà. La processione partì due ore prima del tramonto per le strade centrali della città, e fu accompagnata: dagli uomini del clero, dai rintocchi funebri delle campane, dalla costernazione delle donne, dalle candele che illuminarono le strade, dai soldati popolari con le armi alla rovescia, e il suono triste dei tamburi. La penultima tappa della processione fu l’omaggio del viceré dal suo palazzo reale. Infine la bara ritornò alla «reggia dei popolari», la chiesa del Carmine, laddove fu seppellito in una cappella alla sinistra dell’altare centrale.
La riverenza della plebe e dei dottori nei riguardi del capopopolo, che spaurì non poco il viceré e i nobili, fu il segnale di una ribellione faticante ad arrestarsi. Il mito di Masaniello avrà una lunga durata, e nel 1799, dopo la rivoluzione napoletana, Ferdinando IV ordinò la rimozione del corpo dalla chiesa, in quanto simbolo dell’opposizione al potere regio.
Bibliografia
S.D’Alessio, Masaniello, Roma, Salerno Editrice, 2007.
G.Galasso,Il regno di Napoli, Torino, Utet, 2006.
A.Musi, La rivolta di Masaniello, Napoli, Guida, 2002.