“Excisum Euboicae latus ingens rupis in antrum, quo lati ducunt aditus centum, ostia centum; unde ruunt totidem voces, responsa Sibyllae.”
“L’immenso fianco della rupe Euboica s’apre in un antro dove si può entrare per cento larghi accessi, per cento porte, donde erompono altrettante voci, i responsi della Sibilla.”
La storia di Cuma
Così Virgilio nell’Eneide ci parla di Cuma: sede della Sibilla Cumana, oracolo che svelò il destino all’eroe Enea.
Ma Cuma non è solo leggenda. Cuma rappresenta il punto di partenza dell’apoikia (colonizzazione) greca in Italia e nel Mediterraneo occidentale. Stando alla tradizione, l’approdo di genti elleniche a Cuma risale all’VIII sec. a.C. La città campana fu fondata, su un promontorio che si affacciava sul mare, dai Calcidesi nel 730 a.C. circa, probabilmente gli stessi coloni che erano stanziati nella vicina Pithekoussai (Ischia).
Fra il sec. VII e il VI a.C. , il dominio della città si estese rapidamente a tutta la regione flegrea, e i porti naturali di Capo Miseno e tutto il golfo di Puteoli vennero a far parte ben presto dello stato cumano: si stabilì in questo modo un’effettiva egemonia cumana su tutto il litorale della Campania.
Contro Cuma si allearono ben presto alcune popolazioni italiche: Dauni, Arunci ed Etruschi di Capua. Tuttavia nella grande battaglia del 524 a. C. le sorti dell’ellenismo furono salve, ma per poco. Infatti Cuma, intorno al 438 o al 421 a.C., cadde in mano ai Sanniti, e pur conservando culti e costumi greci, diventò una città osco-sabellica. Intorno al 334 a.C. fu occupata dai romani: ebbe così la civitas sine suffragio (“cittadinanza senza voto”).
Inoltre durante la guerra civile fu una delle roccaforti di Ottaviano, ma il suo ruolo si avviava al tramonto: posta com’era su una collina, in zona di difficili comunicazioni, Cuma divenne una città secondaria, mentre assumeva sempre maggiore importanza Puteoli che, per oltre tre secoli, sarà il più importante porto commerciale di Roma. Durante l’invasione annibalica (215 a.C.), Cuma, restò fedele a Roma. Per questa sua fedeltà, la città ebbe nel 180 a. C. il diritto di servirsi della lingua latina negli atti ufficiali, e i pieni diritti di cittadinanza. Molte sono le testimonianze materiali lasciate dai Greci e dai romani nella città campana: fra tutte il tempio consacrato ad Apollo e il tempio attribuito a Zeus. In entrambi sono riconoscibili diverse fasi di costruzione: la primitiva greca, italica, romana ed infine l’adattamento a basilica cristiana.
Ma uno dei più suggestivi e misteriosi monumenti dell’acropoli cumana è certamente quello portato alla luce nel 1932 e identificato con l’antro della Sibilla.
I percorsi di visita sono corredati da supporti di carattere informativo e didattico di vario tipo e da illustrazioni grafiche o fotografiche, che accompagnano il pubblico nella visita. In alcune delle aree archeologiche più rilevanti, guide professionali disponibili su prenotazione, spiegano al meglio la storia e le caratteristiche dell’antico centro campano.
Attualmente è stato impostato, nell’area dove sorgeva l’antica città, un parco archeologico di competenza della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei.
Il parco è aperto tutti i giorni dalle 9.00 ad un’ora prima del tramonto
approfondimento dal sito dei Beni Culturali