L’8 dicembre 1816, grazie alla Legge fondamentale del Regno delle Due Sicilie, il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia vennero uniti in un’unica entità statale, proseguendo quell’opera di riforme che portò grandi primati, in Italia ed Europa, per la Napoli Capitale ed il Regno delle Due Sicilie.
Prima della fatidica data, l’ascesa napoleonica e le conseguenti guerre dell’Impero francese avevano sconvolto il volto del continente europeo. Compagini politiche secolari e popolazioni fiere erano cadute sotto i colpi della Grande Armée, divenendo rispettivamente province e sudditi dell’impero costituito da Napoleone Bonaparte. La cartina dell’Europa era cambiata in modo sostanziale.
Era chiaro che l’epopea del corso non sarebbe potuta durare in eterno e dopo la caduta della Francia imperiale i suoi principali nemici decisero che le cose sarebbero dovute ritornare come prima. Al Congresso di Vienna si optò per una svolta conservatrice che riportò la situazione al passato con l’intento di ridare un assetto stabile e credibile al continente. I leader politici che avevano perduto la contesa bellica contro il Bonaparte vennero restaurati sui loro troni, in quanto legittimi sovrani, e i loro Stati ricostituiti.
Ad un anno dalla chiusura del Congresso di Vienna re Ferdinando decise quindi di unificare formalmente sotto di sé i due regni da lui governati.
In questa combinazione di eventi rientrò anche Ferdinando IV di Napoli. È necessario ricordare che, prima della Rivoluzione Francese e degli eventi che portarono all’avventura napoleonica, la dinastia del ramo spagnolo dei Borbone regnava sia sul Regno di Napoli che su quello di Sicilia, Stati che risultavano formalmente indipendenti l’uno dall’altro nonostante fossero sotto l’egida di un’unica corona. Quando nel 1816 il Re di Napoli decise di unire i due regni, abbandonò il nome di Ferdinando IV di Napoli e III di Sicilia per assumere quello di Ferdinando I delle Due Sicilie. Bisogna dire però che tale atto non venne salutato positivamente dalla nobiltà siciliana la quale, nonostante l’unità de facto con Napoli sotto il monarca borbonico, aveva goduto dei privilegi dell’autonomia formale di Palermo che, col profilarsi di questo nuovo scenario politico, sociale ed anche giuridico, svanirono.
Ferdinando I e i suoi ministri condussero la Restaurazione in modo riformista ed accorto in tutto il regno. Nonostante tutto il malcontento degli isolani non venne smorzato totalmente.
Al netto di tutto la decisione di Ferdinando non fu solo un atto simbolico ma si rivelò un qualcosa di determinante in quanto sancì sia la fine dell’occupazione delle truppe austriache, accorse per scacciare la decennale presenza francese, che il definitivo ritorno dei Borbone nel Mezzogiorno d’Italia.
Fonti:
– Giuseppe Bifulco, Elementi di geografia universale antica e moderna
– IL REGNO DI NAPOLI SOTTO I BORBONI – Michelangelo Schipa
– Scenari del mondo contemporaneo dal 1815 a oggi Giovanni Montroni