Sansone Valobra, il vero inventore del fiammifero. Ebreo nato nel 1799 a Fossano, in provincia di Cuneo, fu implicato nei moti liberali del 1821. Si rifugiò prima a Livorno e poi a Napoli per fuggire alle persecuzioni e qui nel 1834 impiantò una piccola fabbrica di sapone dove iniziò la produzione dei fiammiferi.
Studioso di chimica si dedicò soprattutto allo studio del fosforo da impiegare nell’accensione dei fiammiferi. Compose una miscela di fosforo, clorato e gomma che sistemò all’estremità di bastoncini di legno, e a fine del 1828 aprì una fabbrica a Napoli per vendere la sua invenzione. A Valobra si deve anche l’invenzione dei cerini nel 1835, con il nome di candelette, sostituendo il bastoncino di legno con uno stelo in cotone o carta imbevuto di cera.
Il primo tentativo di fiammifero nacque a inizio Ottocento a Parigi e fu brevettato da G. Chancel. Egli inventò l’asticella di legno imbevuta di zolfo, con una testa fatta da una miscela di clorato di potassio e zucchero. Ma l’invenzione era scomoda e pericolosa, in quanto per l’accensione era necessario immergerlo nell’acido solforico.
Il lavoro di Valobra però non fu riconosciuto e molti si attribuirono il merito di questa invenzione: l’ungherese Irinyi, il tedesco Krammener, l’inglese Walker, l’austriaco Romer e il polacco Schoevetter. La stessa invenzione del cerino non fu attribuita al piemontese, bensì a Merckel e Lavaresse.
I fiammiferi erano considerati quasi un oggetto di lusso all’inizio, infatti alla corte dei Borbone una scatola veniva venduta al prezzo di un ducato, ed ogni confezione ne conteneva solo venti pezzi. Poi con l’avanzare delle industrie produttrici, il fiammifero divenne di uso comune ed entrò a far parte della cultura popolare.
Sansone Valobra morì nel 1883 a Napoli, senza alcun merito dell’invenzione.
Fossano, il suo comune di nascita, oltre ad averlo insignito con una medaglia d’onore, gli ha successivamente dedicato una strada.
FONTI: