Il Real Teatro di San Carlo è il più antico teatro lirico di Napoli, oltre ad essere tra i più noti e prestigiosi al mondo. Voluto da Carlo di Borbone, fu inaugurato il giorno del suo onomastico, il 4 novembre nell’anno 1737, anticipando di 41 anni la Scala e di 51 la Fenice. Il teatro fu realizzato grazie ad un abbondante finanziamento regio di circa 75.000 ducati, oltre agli aggiuntivi 2.500 di rendita. il 4 marzo 1737 fu firmato il contratto con l’architetto Giovanni Antonio Medrano e l’appaltatore Angelo Carasale.
La maggior parte degli artisti che si esibivano inizialmente su questo palco, venivano da prestigiose scuole partenopee. Sono stati formati in questo periodo dai conservatori del paese Leonardo Leo, Niccolò Porpora, Leonardo Vinci, Johann Adolf Hasse, Gaetano Latilla, Niccolò Jommelli, Baldassarre Galuppi, Niccolò Piccinni, Antonio Maria Gaspare Sacchini, Carlo Broschi, Tommaso Traetta, Giacomo Tritto, Giovanni Paisiello e Domenico Sarro.
Il 4 novembre di quello stesso anno ci fu la grande inaugurazione con l’opera Achille in Sciro di Metastasio. Il Teatro s’impose immediatamente all’ammirazione dei Napoletani e degli stranieri, per i quali divenne in breve tempo un’attrattiva giudicata senza eguali. Per la grandiosità, la magnificenza dell’architettura, le decorazioni in oro, gli addobbi sontuosi in azzurro. Grazie ai talenti che riusciva a coltivare e alla realizzazione di questo, ed altri importanti teatri, come il Mercadante, Napoli divenne capitale della musica europea.
Nonostante l’incendio che divampò nel 1816 e lo distrusse totalmente, soltanto dieci mesi dopo, grazie al prodigioso intervento del re Ferdinando I Delle Due Sicilie, il Teatro San Carlo riprese di nuovo a funzionare. Da notare che la notizia di quest’incendio commosse e colpì tutta l’Europa, che mostrò grande solidarietà e interesse affinché Napoli potesse riconquistare quest’importantissima struttura. Allo stesso modo ci fu grande entusiasmo e stupore quando si seppe che in appena dieci mesi le maestranze napoletane rimediarono a quell’enorme disastro.
Il successo riprese rapidamente e fu tale che nel 1815 fu nominato come compositore e direttore artistico dei Regi Teatri di Musica Gioacchino Rossini. Questi vi rimase per 8 anni. Anche Giuseppe Verdi fece il suo ingresso al San Carlo nel 1841. Rappresentò Oberto conte di San Bonifacio e nel 1845 scrisse la prima opera per il Teatro, Alzira. La seconda fu Luisa Miller nel 1849, la terza Gustavo III nel 1858 e poi presentata a Roma col titolo mutato in Un ballo in maschera. Verdi fu il dominatore della scena sancarliana nella seconda metà dell’Ottocento.
Nel 1927 il San Carlo divenne un Ente autonomo.
Con questo articolo possiamo dimostrare molte cose. Innanzitutto Napoli merita di essere definita fonte principale di talenti artistici e culturali. Questi però se sono valorizzati e coltivati, come hanno ben fatto i sovrani Borbone, non solo riescono ad emergere nel proprio paese, ma possono attraversarne i confini. Evidenzia quindi l’ottimo governo dei regnanti pre unitari. Infine c’è un’altra caratteristica da non sottovalutare. Il popolo napoletano ha da sempre un grande interesse per la cultura, il teatro e la musica, ed è anni luce distante dal luogo comune attuale che lo vuole rozzo e volgare. Napoli se valorizzata potrebbe tornare ad essere capitale della cultura e dell’arte.
I primati del Regno delle due Sicilie sono davvero tanti. Un elenco lunghissimo che dimostra come questa realtà preunitaria sia stata florida ed innovativa. Inutile dire che il merito fu dei Borbone, regnanti validi e lungimiranti, e delle capacità dei partenopei, popolo vivace e dinamico, sotto molti aspetti.
Non ci sono limiti per queste conquiste storiche. Nel campo imprenditoriale vanno annoverate Mongiana e Pietrarsa. Nel campo delle vie di comunicazioni invece va ricordata la Napoli – Portici. Per quanto riguarda il mare possiamo vantare il piroscafo Ferdinando I, il Sicilia, il primo Cantiere del Mediterraneo, il Codice de Jorio e il ponte sospeso sul Garigliano.
Fiore all’occhiello San Leucio, il quale non solo rappresenta una peculiarità nazionale, ma storicamente mondiale. Un nucleo cittadino in cui si sono applicate concretamente concezioni comuniste e rivoluzionarie. Non è da sottovalutare l’attenzione che i Borbone diedero ai poveri e ai diseredati, fondando il celebre Albergo dei Poveri.