“Io penso che”: il fotoprogetto made in Napoli al servizio dei rifugiati della Less onlus
Dic 21, 2015 - Roberta Errico
Siete mai stati fermati per strada a Napoli, Milano, Firenze o addirittura a Londra con la richiesta di scrivere un vostro pensiero su di un foglio A4 con su impressa la frase “Io penso che”? Il progetto “Io penso che” nasce un anno fa dalla mente di un giovane architetto napoletano, Emilio Porcaro, che si è lasciato sedurre dall’idea, semplicissima e profonda, di iniziare a scendere per strada a chiedere alle persone quale fosse il loro pensiero. In un mondo ostaggio della tecnologia e del concetto di “condivisione”, ha ritenuto che il visibile non corrispondesse al vero e ha quindi chiesto a tanti di noi: “Tu cosa pensi?”. Ed evidentemente la domanda è piaciuta, perchè un piccolo fotoprogetto nato per risolversi in una mostra, continua a crescere di giorno in giorno e oggi Emilio può avvalersi di tanti altri ragazzi, seri professionisti, che lo aiutano su tutto il territorio italiano.
“Io penso che” si è anche tramutato nella possibilità per diverse associazioni di veicolare i loro messaggi ed il loro operato: ad esempio ieri, 20 dicembre 2015, Emilio e la fotografa Daniela Affinito hanno raggiunto la sede della “Less Onlus”, un’ organizzazione che si occupa di assistenza e percorsi di integrazione per i rifugiati e richiedenti asilo e che gestisce centri di accoglienza per conto del Comune di Napoli, per dare eco con le loro foto alle giornate aperte al pubblico.
Tali giornate sono state realizzate perchè, come ci ha spiegato Lucia Franco, operatrice di accoglienza presso la Less: ” Abbiamo voluto dare la possibilità ai cittadini di parlare con i responsabili di strutture come la nostra, in quanto, da un lato, spesso si parla di cattiva accoglienza, sopratutto in seguito a scandali come quello di Mafia Capitale, dall’altro invece, all’indomani delle stragi di Parigi, le menti delle persone sono molto confuse riguardo tale argomento. Così abbiamo pensato di aprire le nostre porte per dare la possibilità a tutti di conoscere il lavoro che facciamo quotidianamente.”Cosa pensano allora alcuni dei 130 beneficiari che soggiornano e lavorano alla Less? Pensano che: “..Napoli sia la migliore città per accogliere“; ” …che accogliere è proteggere“; “…che Napoli è una bella città perchè Hora sta qua!“; “…che essere felici è gratis” e ovviamente tanto altro.
Dopo un’intensa giornata passata con loro, il mio pensiero è questo: anche se non ci dovesse capitare di essere gentilmente fermati per strada da Emilio o da uno dei suoi tanti collaboratori, con la richiesta di scrivere il nostro pensiero, forse dovremmo trarne insegnamento e fermarci ogni giorno per pochi minuti e chiedere a noi stessi: “Io cosa penso?”, sarebbe un bell’esercizio.