Venticinque anni di storia urbana napoletana: Speaker Cenzou esce con la sua biografia #Ammostro
Gen 14, 2018 - Claudio Palumbo
Napoli è quel grande “Tao” in cui si fondono il bene e il male, in cui si integrano le sue dottrine fatte di classicismo e avanguardia, di cultura urbana e suburbana, di territorialità sociale mischiata ai colori della contaminazione etnica.
La città è tutto questo e forse anche di più, nella sue innumerevoli sfaccettature, parafrasando un concetto iconico che ci viene dalla chiacchierata con questo nostro artista.
Lui si chiama Speaker Cenzou, forse non sovviene ai molti non addentro al settore ma siamo certi che lui è ormai già parte della “Hall of Fame” della storia musicale partenopea dell’ultimo ventennio.
Se qualcuno poteva raccontare il “reazionismo” musicale che ha contraddistinto il movimento degli anni ’90 in città e non solo, fatto di formazioni e crew come “La Famiglia” o “Sangue Mostro” o collaborazioni con colonne come i 99 Posse, Franco Ricciardi, Neffa solo per citarne qualcuno, sicuramente lui è uno dei più accreditati.
Questo ragazzone, classe ’76, nato nel cuore fremente della Napoli storica di San Gaetano ha attraversato almeno due generazioni di tutti coloro che si sono cimentati nella nascita di beat e rime, di quel movimento dal basso, che ha caratterizzato la nascita della scena hip hop e rap non solo nella stretta regionalità ma in tutto quello che poi ha visto muoversi a livello nazionale.
E’ infatti stata recentemente pubblicata la autobiografia dal nome “#Ammostro” edita da “Sugo Edizioni” che vede la collaborazione del writer e Mc Krom e con una prefazione curata nientedimeno che da Enzo Avitabile.
Siamo certi che la caratura di questo libra vada al di là di una mera descrizione del fenomeno hip hop a livello partenopeo, ma che si schiuda in un discorso più profondo, il racconto di una cultura, di una generazione, di un fenomeno sociale e di costume, la storia dell’altra Italia, sopratutto far luce su un ventennio che ha pullulato di talenti anche al di sotto della capitale.
1) Sono passati oltre vent’anni dall’incisione di “Bambino cattivo”, in cui ti sentivi quasi una pecora nera contro una società ostile nel perseguimento del tuo sogno, oggi in una fase della tua vita più matura cosa rimane di quel bambino?
“Sicuramente rimane la stessa attitudine curiosa, la voglia di scoprire, di sapere, di non arrendersi, nonostante quel “bambino” nel corso del tempo ne ha viste di tutti i colori, nonostante la sua stessa crescita, che spesso e volentieri per molte persone, significa disincanto, disillusione, delusione e chiusura al mondo esterno, nel mio caso ha forgiato una resistenza che sicuramente in quel tempo non avevo, e che oggi per mia fortuna vivo come una sorta di valore aggiunto, tutto quello che è rimasto di quel bambino, oggi, artisticamente è all’interno del remake
di quello stesso album , che vedrà la luce fra poco tempo, per celebrare il ventennale dalla sua uscita, ma non solo, oggi il nuovo bambino cattivo si chiamerà “bc 20 director’s cut” perchè proprio come nei film questa riedizione del “regista” viene per chiudere quel cerchio che il primo volume ha tracciato anni fa. Ho rifatto quasi tutti i pezzi, chiamando tantissimi ospiti sia per le strumentali che per le liriche, molti dei quali cresciuti e venuti su proprio con quel disco, in tutti i rifacimenti, ho fatto una scelta stilistica ben precisa, ho mantenuto e le metriche originali,
cambiando però le parole dei pezzi, per dare una sensazione evocativa di quel flow anni ’90, ma facendolo suonare con le parole di questo tempo, un’ operazione che mi ha ispirato come spesso è accaduto nella mia vita, un film della saga di Star Wars, “il risveglio della forza” l episodio 7 con la regia di JJ Abrams, ma siccome non mi andava di lasciare “solo”l’aspetto “remake\reboot” di quest’opera, al suo interno ci sono anche 5\6 inediti, quindi volendo è un disco che sta a metà tra un remake, un’antologia e un disco nuovo, è davvero singolare, ed ha avuto bisogno di un tempo di lavorazione molto lungo, anche per radunare il vastissimo parco ospiti, ma di cui vado molto fiero, è un qualcosa di epico, del resto per festeggiare quello che è stato in assoluto il primo album di rap uscito da Napoli,
c’era bisogno di qualcosa di unico e speciale, e sono fiducioso sul fatto che questo disco possa fare breccia sia nelle persone che hanno sentito il primo che nella nuova generazione. Sarà fuori molto presto, per la Irma Records, un’etichetta molto importante che ha tirato fuori dei veri capisaldi di questo genere in Italia, e siamo tutti in
trepidante attesa!”
2) Negli scorsi giorni abbiamo visto la pubblicazione del libro “#Ammostro”, la tua autobiografia e siamo molto curiosi ma una cosa abbastanza inedita nell’ambiente, quando ti è venuta l’idea e cosa ti ha spinto a farlo?
“Ci ho pensato più’ o meno un anno e mezzo fa, quando mancavano pochi mesi per compiere 40 anni, l’idea mi è venuta per vari motivi, uno dei primi è sicuramente, la mancanza di storicizzazione del movimento Hip Hop\Urban Napoletano, tranne in casi molto rari, come ad esempio il libro “vai Mo” dell’ Amico Antonio Bove,
in quasi tutti i documentari che sono usciti in italia che hanno avuto la pretesa di documentare quegli anni,
la narrazione non è mai scesa più’ giu’ di Roma, e siccome non sono il solo a credere che la città di Napoli
sia da sempre un’eccellenza culturale e musicale, anche nel Rap, ha mantenuto questa sua peculiarità, e ho sentito visceralmente il bisogno di raccontarla, e di raccontarmi attraverso le varie esperienze, musicali, artistiche e umane, la cosa che davvero mi gratifica di questa cosa del libro, è che è si la mia autobiografia, ma sostanzialmente è una storia corale, dove nella mia storia si sono intersecate centinaia forse migliaia di altre storie, incontri, amicizie, amori, musica, e sullo fondo questa città, ma non solo, anche i miei viaggi, la mia ricerca, le mie sperimentazioni, ti dirò che mi ha spinto molto a scriverlo anche l’idea di lasciare una testimonianza quanto meno filtrata possibile di quello che è successo in quegli anni, e di quanto siano stati nodali per il presente con cui ci relazioniamo oggi, alle generazioni che verranno, una sorta di documento, per una volta scritto da una persona che era li e che ha vissuto tutto in prima persona, e non da uno storico, che magari ha romanzato delle ricostruzioni con elementi di fantasia o fiction, e in ultima analisi perché nel corso degli anni e chi mi segue più o
meno sa di che parlo, ho avuto più di un momento di assenza voluta, e mi sentivo abbastanza in dovere di spiegare e dare delle risposte a quanti negli anni mi continuavano a porre una serie di domande, ho cercato di essere onesto e leale, raccontandomi in maniera schietta e sincera, scrivere questo libro è stato un enorme “flusso di coscienza”.
3) Se ci dovessi raccontare alcuni episodi o meglio, momenti significativi della tua lunga carriera che magari hai anche trasposto nel tuo libro quali ci racconteresti? Uno vorrei sceglierlo io, mi ha
colpito tanto il momento in cui sei salito sul palco con Pino Daniele, cosa ti rimane di quell’esperienza e di quell’artista?
“L’incontro con Pino è stato qualcosa che sicuramente mi ha cambiato in maniera permanente, come tanti della mia generazione, sono cresciuto con la sua musica come mantra di vita, e già il solo trovarmici al cospetto, non ti nascondo che era un qualcosa che mi metteva non poca soggezione, ma superato l’ imbarazzo iniziale, ho conosciuto una persona che in poco tempo aveva a tutti gli effetti le fattezze di una persona di “famiglia” per il modo di comportarsi, l ‘ironia, la generosità, e una serie di aneddoti molto simpatici che leggendo il libro risalteranno sicuramente agli occhi dei lettori, poi per quanto riguarda quel magico concerto del primo maggio, resterà uno dei ricordi più’ belli e significativi della mia vita, anche perché da quel giorno la mia frequentazione con Pino si intensificò e avremmo anche dovuto fare delle cose che per vari motivi purtroppo non ebbero più’ un seguito, mentre un altro momento davvero significativo della mia storia, è sicuramente il periodo dove abbiamo fondato i “sangue Mostro” eravamo tutti più’ o meno spaesati perché il tempo degli anni ’90 era finito e ci trovavamo tutti a relazionarci con un tempo nuovo, dove tutto stava cambiando e ci siamo però ritrovati
con la stessa grinta e voglia di fare degli inizi della nostra carriera, ci siamo rimessi in discussione, siamo tornati in studio, siamo tornati in strada, a riprendere quel sapore genuino che ci aveva rapito quando eravamo poco più’ che bambini e senza saperlo, stavamo scrivendo un altro capitolo importantissimo nella storia dell Hip hop Partenopeo e il tempo ma sopratutto la gente ci ha dato ragione.”
4) Nella tua musica, come nel videoclip “New Slanc” elabori un vero e proprio spot meraviglioso del tuo quartiere e della città, tra tradizione, fratellanza e orgoglio delle proprie radici, cosa racconteresti a chi invece vede della città solo uno spot negativo,influenzato magari da serie televisive come “Gomorra”o da tanti luoghi comuni?
“Che Napoli, a mio personalissimo avviso è come un enorme Tao, dove convivono, il bianco e il nero, il bene e il male, ricordo un vecchio Film di arti marziali “le 7 spade della vendetta” dove c’è una scena in cui un Maestro Sommo dice al suo apprendista “nel Tai Chi c’ è il Leggero e il Pesante, Usali Entrambi” e la mia città che da sempre incarna milioni di contraddizioni, che spesso rasentano il paradosso, grande umanità che divide lo stesso terreno con infinita ferocia, gli direi comunque che Napoli è troppe cose, per ridurla e banalizzarla solo nella rappresentazione di crimine esasperato che si ha in “gomorra” o nelle stucchevoli raffigurazioni degli stereotipi di “pizza e mandolino”. Napoli è un universo Sottile e al contempo profondo, è una città con una storia che non ha pari, che in questi ultimi anni sta diventando una metropoli finalmente al passo con le altre capitali mondiali, dove si produce cultura, innovazione, dove la tradizione non è solo oleografia ma patrimonio da rivalutare ogni secondo e ricontestualizzare per un futuro consapevole del suo passato, ma non cementificato nel luogo comune, e la mia canzone new slanc è una sorta di manifesto di questo pensiero, dove il centro storico, ritorna principe della
cultura e dell aggregazione, dopo che per anni è stato lasciato all’incuria e al degrado, oggi camminando per quei luoghi che vedi nel mio video, la sera, ti sembra di stare a Barcellona, o a Parigi o Amsterdam, senti parlare
tanti idiomi differenti, puoi andare a una mostra , o ad un concerto, o semplicemente fermarti a un bistrot
prendere un drink e fare 2 chiacchiere immerso in paesaggi suggestivi, che evocano tempi lontani, ma che sono
al contempo proiettati nel futuro. Gomorra è un aspetto, che al momento fa audience in tutto il mondo, ma
pure i presepi a San Gregorio Armeno fanno lo stesso e li’ si celebra la vita….”
5) Sarebbe interessante tu ci raccontasti il rapporto con un artista come Enzo Avitabile, tra l’altro autore della prefazione del libro, e in generale di quali artisti sono stati fondamentali al contributo dellatua carriera, compreso le esperienze con La Famiglia e Sangue Mostro.
“Enzo, per chi conosce i personaggi di guerre stellari, non posso che paragonarlo al Maestro Yoda, che sarebbe il Jedi più’ potente di tutti, il più’ saggio, colui che ha vissuto quasi tutte le epoche, e lasciando un segno pregnante per ogni tempo in cui ha detto la sua, da bambino quando avevo 10 anni o poco più e ascoltai Soul Express, in una
cassetta che aveva mio padre nello stereo del suo taxi, mi sembrò già allora una canzone fuori dal comune, la musica mi riportava al soul americano dell’ epoca, come potevano essere per dirti, i Crusaders di “street Life” ma
ovviamente rielaborati con un piglio napoletanissimo, il testo per me che ero un bambino molto fantasioso, mi
sembrava descrivere una specie di arca di Noè, dove potevano entrare tutti, i matti, i santi, gli emarginati, la donna grassa, qualcosa di fortemente inclusivo e accogliente, e quel treno lo vedevo molto come il treno del cartone animato giapponese galaxy 999 Express, che all’ improvviso lasciava i binari per volare nello spazio come un’
astronave, ero letteralmente rapito dall’ immaginario che aveva descritto in quella canzone, lo sentivo pure mio, e poi crescendo e ascoltando le altre cose, come ad esempio fratello soul, o ultimo della classe, o solo, questa sensazione si faceva sempre più’ forte, confermata dal fatto che era stato l’ unico italiano a stabilire un ponte con quello che era l’elemento cardine della mia formazione, l’ hip hop, facendo un pezzo con Afrika Bambaataa, il suo modo di fare, senza saperlo, mi stava già insegnando tantissimo, negli anni ’90, l’ ho incontrato per la prima volta, da più o meno il 2012 in poi ho iniziato ad averci un rapporto più profondo, e ci siamo riconosciuti , legittimati in quanto maestro e discepolo, oltre ad essere l’ icona musicale e culturale che tutti conoscono, è una persona stupenda, generosa, attentissima e disponibile, posso dire senza mordermi la lingua che è sicuramente il mio mentore, ricordo con grande emozione, quando nel 2016 al Palapartenope , suonammo
tutti per il memoriale per Pino Daniele, e quando mi passò il microfono per la jam session, sentii un’ energia che posso definire solo ed unicamente come “la forza” di cui si parla nei film di Guerre Stellari. Stiamo lavorando a una cosa fantastica di cui parlo tra le altre cose anche nel libro, e per ovvi motivi non te ne parlerò ora, ma per me è il coronamento di un sogno. Un sogno che ha attraversato indenne il tempo, e a quanto vedo adesso, tutti i miei incontri artistici, passando per la famiglia, i 99 posse, i Sangue Mostro, oggi il Nucleo, sono state come delle tappe degli “upgrades” per prepararmi a questo momento…….”
6) In una forbice abbastanza evidente che vede da un lato la scena Naporap degli anni ’90 con le varie crew e quella attuale dove c’è anche una commistione con la scena trap e neomelodica dove si pone Speaker Cenzou e come vede il proseguimento della sua carriera?
“Secondo me la vera forbice è tra musica bella e musica brutta, musica che coinvolge e musica che lascia indifferenti, per questo negli anni, ho sempre cercato di essere attento alle evoluzioni e al cambio di gusto o di influenze che la musica, e in particolare il mio genere stava subendo, ne abbiamo passate e viste moltissime, per dei periodi andava la commistione con il reggae, per altri la jungle\drum n base, per altri la dubstep, per altri la commistione con il rock, e via via discorrendo, ora questa cosa della trap è interessante, ma ti ripeto anche in questo nuovo fenomeno puoi trovare musica bella e brutta, cosi come in chi fa un genere più classico o “boom bap” puoi trovare egualmente musica che ti prende a livello emotivo e musica che non ti dice assolutamente niente,
sono stato pioniere per vari aspetti nella mia città, anche quello di fare collaborazioni con artisti come Franco Ricciardi a metà degli anni ’90, o con Ida Rendano, credo nelle influenze, credo nel mischiarsi, ma mantenendo il proprio approccio, non escludo di misurarmi o confrontarmi con sonorità differenti da quelle con cui sono cresciuto, fondamentalmente perché mi diverte misurarmi con cose diverse, ma non credo di poter essere un artista che fa di questo suono trap la suabandiera o l’ elemento caratterizzante, perché anche in quel caso la
vedo come una chiusura piuttosto che un’ apertura alla contaminazione, vedo lo sviluppo del mio percorso artistico, con musicisti che mi emozionano come tra le altre cose è più o meno sempre stato, indipendentemente da se suonino, jazz, funk, bombar, o trap, come dicevano un tempo i “co sang” “Simm a favor e l’ emozion “ indipendentemente dalle etichette dai generi. Proprio per questo motivo puoi trovarmi in un pezzo con Ntò, MArracash e Izi , in un altro con Brunella Selo, Alan Wurzburger , Maurizio Capone, Ciccio Merolla e i Terroni Uniti, e in un altro ancora con Paura e il Danno, o con Ghemon e Mama Marjas, o Clementino e Rocco Hunt, giusto per citarne qualcuno con cui ho avuto l’onore e il piacere di collaborare, come vedi credo che la trasversalità e le differenze siano ricchezza”.
7) Concludiamo dicendoci dove possiamo trovare e acquistare il libro e quali sono i prossimi appuntamenti pubblici se ce n’è saranno.
“Allora il libro fisicamente si può trovare a Napoli da Perditempo al centro storico, o al Fuori Orario in zona flegrea, oppure si può ordinare sul sito https://ammostro.net/ o scrivendo direttamente alla pagina Facebook del libro https://www.facebook.com/Ammostro-Autobiografia-di-Speaker-Cenzou-1673632892711195/?timeline_context_item_type=intro_card_work&timeline_context_item_source=534924159&pnref=lhc. Per avere una copia con dedica personalizzata, per le persone che vivono fuori Napoli, nelle prossime settimane attiveremo il servizio di E-Commerce, e sono in previsione eventi di presentazione a Roma, Bologna e Milano, mentre per i partenopei i prossimi appuntamenti con La formula “#ammostro Dj Set & Firmacopie “ sono 27 Gennaio Rootz Bar e record shop, 3 febbraio Perditempo, 10 febbrai o Boudoir Club. Per tutte le altre info e aggiornamenti potete seguire le pagine SpeakerCenzou su tutte le varie piattaforme social, Facebook, Instagram, Twitter”.