‘A livella: la poesia-scultura in bronzo omaggio a Totò, principe della risata
Dic 27, 2019 - Chiara Di Tommaso
“Ogn’anno, il due novembre, c’é l’usanza per i defunti andare al Cimitero”. Inizia così una delle poesie più conosciute di Totò: ‘A livella. 104 versi che affrontano con sagace ironia il tema della morte. Composta nel 1964, la poesia è formata da 26 strofe, tutti endecasillabi a rime alternate. Per un totale di 104 versi che restano sempre attuali.
Per omaggiare Antonio de Curtis in occasione dei 50 anni dalla sua morte, si è deciso di rappresentare su bronzo attraverso una scultura ‘A livella. L’opera è stata realizzata nel 2017 dall’artista Ignazio Colagrossi che sul suo sito ha riportato un commento della nipote di Totò, Elena Alessandra Anticoli de Curtis.
“Ho avuto il piacere di conoscere Ignazio, telefonicamente, qualche mese fa. Mi ha raccontato della sua realizzazione di un bronzo in omaggio ad Antonio de Curtis e del desiderio di conoscermi anche personalmente. Quando ci siamo incontrati, mi ha fatto trovare l’opera coperta da un telo,
come si fa con le inaugurazioni ufficiali. Una volta svelata la scultura, la prima sensazione è stata un emozione di pancia. Guardando il bronzo ho percepito il travaglio interiore dell’autore
nel realizzarlo, lo stesso travaglio che ha accompagnato il Principe, mio nonno, nel suo percorso esistenziale, e che ha prodotto la poesia ‘A Livella. La scultura di Ignazio rappresenta la poesia non più solo in versi, ma in forma tangibile. Ed è mia volontà collocarla nell’ultima dimora di Antonio, al Cimitero del Pianto, a Napoli. Ringrazio Ignazio affettuosamente”.
La scultura in bronzo della ‘A Livella pesa quasi 70 chili. Una sua versione in poliestere è stata donata dal maestro Ignazio Colagrossi alla nipote di Totò e sarà messa sulla tomba del principe della risata. L’opera, realizzata in bronzo altorilievo (100x70x15cm) vede Totò sopra una lapide con scritto l’ultimo verso della poesia. “Perciò, stamme a ssenti… nun fa”o restivo. Suppuorteme vicino che te ‘mporta? Sti ppagliacciate ‘e ffanno sulo ‘e vive: Nuje simmo serie… appartenimmo à morte!”.
Una rappresentazione con i vivi a sinistra e i morti a destra e che ha come sfondo il Vesuvio di Napoli. Un’immagine toccante che arriva dritta al cuore.