Napoli – Lunedì 21 novembre, alle ore 21:00 al Teatro Trianon Viviani, si terrà l’edizione 2022 del Premio Carosone che, anche quest’anno, porterà sul palcoscenico i grandi protagonisti della musica nazionale. Ideato e curato nella direzione artistica da Federico Vacalebre, giornalista e biografo ufficiale di Renato Carosone, l’evento è finanziato dalla Regione Campania, prodotto e promosso dalla Scabec con Teta Pitteri, in collaborazione con il Teatro Trianon Viviani. L’ingresso è gratuito ma la prenotazione è obbligatoria.
L’evento è stato presentato oggi, 14 novembre, in presenza di Pantaleone Annunziata, amministratore unico della Scabec, Marisa Laurito, direttore artistico del Teatro Trianon Viviani, il cantautore Enzo Avitabile, Salvio Vassallo e Valentina Gaudini de Il Tesoro di San Gennaro, il pianista Lorenzo Hengeller, la conduttrice Noemi Gherrero e Federico Vacalebre.
Nato nel 2022, il Premio Carosone ha attratto negli anni 70 mila spettatori, difendendo, rilanciando e divulgando l’arte di Carosone attraverso i grandi protagonisti del panorama musicale italiano e internazionale. A ricordarlo sul palco quest’anno saranno Enzo Avitabile, Clementino, Gigi D’Alessio, Rocco Hunt, Il Tesoro di San Gennaro, La Niña, Marisa Laurito, Peppe Servillo & Solis, String Quartet, Alan Sorrenti. Tra i presentatori Noemi Gherrero, Maria Elena Fabi e Gianni Simioli.
L’evento è ad ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria, a partire da mercoledì 16 novembre alle ore 12:00, sui siti ufficiali del Premio Carosone e di Scabec. Sarà inoltre trasmesso in televisione, su Canale 21.
“Al Premio Carosone ci sono presenze che ritornano e nuovi compagni di strada. Peppe Servillo ha già portato a casa il riconoscimento, addirittura nella prima edizione del 2022, con i suoi Avion Travel. Ma potevamo non premiarlo nell’anno in cui ha dedicato all’americano di Napoli un intero album con i Solis String Quartet?” – ha spiegato Vacalebre.
“Enzo Avitabile è tra i pluripremiati, anzi il più premiato: 2006, 2020 e ora 2022. Ma potevamo non premiarlo dopo aver ascoltato l’emozione di T’aspetto ’e nove e dopo aver ballato la sua Caravan petrol con il fondamentale supporto dei Bottari? Anche Marisa Laurito è stata con noi nell’edizione kolossal del 2020, quella del centenario, ma potevamo non premiarla, non tanto quanto padrona di casa del Trianon Viviani, ma negandoci il diritto di primogenitura su una deliziosa canzoncina post-carosoniana, divisa con un’altra nostra vecchia conoscenza come Lorenzo Hengeller?” – ha continuato.
“E potevamo mai non dire carosoniani Clementino, il black Pulcinella del rap, o Rocco Hunt, che Tu vuo’ fa l’americano l’ha portata persino in gara a Sanremo? E, nell’anno del grande rilancio, potevamo dimenticarci di Alan Sorrenti, rinnovatore in tempi scomodi della canzone napoletana con Dicitencello vuje? E, magari solo per far contento qualche snob, potevamo non mettere dietro il pianoforte Gigi D’Alessio, che a casa sua ha lo strumento appartenuto a maestro Renato, e che a lui ha dedicato anche una canzone, una lettera in musica?”
“E, come nostra abitudine, avendo premiato Checco Zalone e Stefano Bollani, Alessandro Siani e Giovanni Allevi prima che diventassero famosi, potevamo mai rinunciare a indicare il futuro (ma sarebbe più giusto dire il presente) della musica newpolitana in La Niña e il Tesoro di San Gennaro? No. Non potevamo. Siamo fatti così. Carosoniani dentro” – ha concluso.
“La Regione Campania, attraverso la Scabec, finanzia e produce questo importante evento per la città di Napoli e non solo perché far rivivere la parola e la musica di Renato Carosone è qualcosa di necessario, per il semplice fatto che le innovazioni musicali e contenutistiche che ha introdotto nella musica italiana hanno permesso di far conoscere la nostra città in tutto il mondo” – ha commentato Pantaleone Annunziata.
“Siamo felicissimi di ospitare il Premio Carosone. Carosone è una medaglia al petto degli italiani. Questo è un premio speciale dedicato a un protagonista della musica napoletana che ha reinventato la musicalità napoletana a suo modo, facendocela amare ancor più con l’ironia e la bellezza che ha rappresentato” – ha concluso Marisa Laurito.