Artemisia Gentileschi, mostra a Napoli. Alle Gallerie d’Italia- Museo di Intesa Sanpaolo, si è aperta la mostra “Artemisia Gentileschi a Napoli”, dedicata al lungo soggiorno partenopeo datato tra il 1630 e il 1654 e interrotto solo da un viaggio a Londra tra il 1638 e il 1640.
Qui Artemisia Gentileschi ebbe enorme successo e impiantò una bottega con la collaborazione dei migliori artisti locali, da Massimo Stanzione a Onofrio Palumbo a Bernardo Cavallino. Ventuno le sue opere in mostra, curatori Antonio Ernesto Denunzio e Giuseppe Porzio con la consulenza di Gabriele Finaldi, sulle cinquanta in totale e per la prima volta esposte in Italia opere come la giovanile “Santa Caterina d’Alessandria” (recentemente acquisita dalla National Gallery di Londra), così come la medesima Santa da Stoccolma e la “Giuditta e l’ancella con la testa di Oloferne” da Oslo.
Poi c’è l’Annunciazione di Capodimonte e le due delle tre tele monumentali eseguite per la cattedrale di Pozzuoli, “San Gennaro nell’Anfiteatro” e i “Santi Procolo e Nicea”. La mostra è stata realizzata in ‘special collaboration’ con la National Gallery di Londra e in collaborazione con il Museo e Real Bosco di Capodimonte, l’Archivio di Stato di Napoli e l’Università di Napoli L’Orientale e sarà visitabile fino al 19 marzo 2023.
Artemisia Gentileschi nacque a Roma l’8 luglio del 1593 e fu una pittrice molto coraggiosa, un’icona del femminismo, una donna che fu madre, moglie, grande guerriera e che si ribellò ad uno stupro subito, portando il responsabile il tribunale, non avendo mai vita facile. Figlia di Orazio, pittore dell’epoca nonché amico del grande Caravaggio, Artemisia scelse di seguire le orme del padre. L’uomo, però, non la faceva mai uscire di casa e la ragazza era costretta a studiare da autodidatta. A 17 anni, Artemisia dipinse il suo primo quadro, “Susanna e i vecchioni”, dove sono ben evidenti le influenze di Caravaggio.
Fu la prima donna ad essere ammessa all’accademia delle arti del disegno. Incontrò Cosimo De Medici e strinse amicizia con Galileo Galilei. In seguito si trasferisce a Napoli, dove finalmente riesce ad ottenere un equilibrio seguendo lo stile di Caravaggio. Ed è nella città partenopea che morì.