La dimostrazione che l’estate napoletana non è solo mare, spiagge, cibo, cocktail e party, ma può essere anche in parte dedicata alla cultura, all’arte e alla formazione intellettuale. E’ in questa estate particolarmente torrida e bollente che si inseriscono due grandi mostre negli spazi monumentali del Maschio Angioino (conosciuto anche come Castel Nuovo).
Si tratta comunque di due esposizioni dalle tematiche completamente diverse: “Estate a Napoli 1979-2019” e ” La scuola di Posillipo. La luce di Napoli che conquistò il mondo“.
La prima dal taglio narrativo, racconta uno dei particolari momenti di risveglio sociale e culturale che a tratti (e con una certa costanza) percuotono le coscienze del popolo napoletano. Questo in particolare ha segnato la fine degli anni ’70, quando il primo cittadino era Maurizio Valenzi, politico antifascista, e anche promotore di arti e cultura essendo esso stesso pittore e studioso appassionato di belle arti.
La sua volontà all’epoca era quella di favorire l’aggregazione sociale dando valore ai beni culturali, ambientali ed architettonici della città all’epoca ancora poco vissuti dai cittadini. E’ cosi che oggi vengono selezionate ed esposte fotografie e documenti storici come articoli di giornale, lettere, pagine di libri che diventano memoria collettiva e patrimonio imprescindibile per ogni cittadino napoletano. La mostra curata dalla storica dell’arte Maria Savarese sarà visitabile fino al 29 settembre 2019.
La seconda esposizione invece, racconta un periodo di grande fascino per la storia della pittura napoletana, quello appartenente alla cosiddetta “Scuola di Posillipo“, ovvero quel gruppo di artisti che all’inizio dell’Ottocento cominciarono a dipingere bellissime vedute del territorio napoletano, realizzate en plein air (ovvero all’aria aperta) così come ameranno fare anche gli impressionisti francesi pochi anni dopo.
La grande tecnica di artisti come Giacinto Gigante, Salvatore Fergola, Gabriele Smargiassi, Consalvo Carelli, Teodore Duclére e altri riuniti intorno agli ambienti dell’atelier del maestro olandese Anton Sminck van Pitloo è di grande valore storico per la città. Un realismo estremamente dettagliato, applicato alla straordinaria le del territorio campano.
Un tipo di esperienza, quello della pittura di paesaggio già presente nella cultura nazionale, attraverso gli artisti veneziani come Canaletto o con altri come Gaspar Van Wittel (Padre di Luigi Vanvitelli) che quasi cento anni prima aveva anch’esso esplorato questa tipologia di pittura. Ma non con il colorismo e la luminosità che contraddistingue quegli artisti che hanno dipinto Napoli a quel tempo, facendo così penetrare la sua immagine ovunque nel mondo. Dopotutto e non a caso, eravamo nell’epoca in cui la città era meta del Grand Tour.
La mostra curata da Isabella Valente, sarà visitabile al Maschio Angioino fino al 2 ottobre 2019.