Calciomercato di riparazione: quanto conviene acquistare a gennaio?


Calciomercato, che passione! O forse sarebbe più opportuno definirla un’ossessione vista la valanga di notizie di trattative (e di presunte tali) che hanno occupato massicciamente l’informazione sportiva italiana. D’altronde, come ogni anno, durante il mese di gennaio quasi ci si dimentica della forma sferica del pallone, dell’acrobazia del nostro beniamino che al 90’ segna il gol della vittoria, e fortunatamente anche l’errore del portiere che ci costa caro viene di fatto sormontato da acquisti, cessioni e prestiti. Un unico interesse comune, anche per chi di calcio ne mastica a malapena, soprattutto per i fantallenatori alla disperata ricerca del colpo da piazzare in sede di asta di riparazione, nell’oscurità di una stanza poco illuminata ma pur sempre utile a rinchiudere comitive di amici intenti a dimenticare i legami affettivi per dare libero sfogo alla competizione fantacalcistica.

Archiviate le interminabili ore di diretta tv, i collegamenti dai faraonici hotel milanesi, la nostra Serie A ha registrato movimenti in entrata e in uscita che torneranno più o meno utili per il prosieguo della stagione. Il Calcio Napoli ha finalmente salutato la coppia De Guzman-Zuniga e dato il benservito a Henrique, avvalendosi però delle prestazioni di giovani di talento come il centrocampista Alberto Grassi, il cui arrivo a Castel Volturno è stato macchiato dal giallo dell’infortunio, e il tuttofare della difesa Vasco Regini, la cui trattativa ha accompagnato i tifosi azzurri fino all’ultimo giorno di compravendita. Per non parlare poi di Eddy Gnahoré, prelevato sì dalla dirigenza azzurra ma girato al volo al Carpi per una quattro-mesi di adattamento al calcio che conta. Gli unici spostamenti degni di nota nel campionato nostrano sono stati il ritorno di El Shaarawy e il trasferimento di Perotti, entrambi prelevati dalla Roma, l’abbraccio tra la Sampdoria e Quagliarella e il ritorno di Immobile al Torino.

Chi si aspettava di udire “i botti” in questa fase invernale di calciomercato è stato, come sempre, deluso. C’è qualcosa di strano in questa affermazione? Chiusa tra le due virgole a mo’ di sentenza, urla l’espressione “come sempre”, ma non dev’essere fonte di meraviglia, perché è cosa risaputa: il mese di gennaio è caratterizzato solo ed esclusivamente da calciatori in formato “cerotto”. E questi ultimi accorrono spediti verso la nuova squadra per provare a coprire (senza necessariamente guarire) le eventuali ferite di una prima parte di stagione infernale.

Nella storia del calcio italiano sono pochissime le volte in cui l’uomo scelto per salvare il destino di una squadra è poi riuscito nell’intento di far risorgere dalle ceneri la sua nuova amata. In questa ristretta elité di miracolanti va sicuramente menzionato Andrea Barzagli – che nell’inverno del 2011 si legò alla Juventus per soli 500 mila euro e che ancora oggi fa la differenza nel reparto arretrato dei bianconeri – insieme ad Antonio Cassano che negli stessi giorni raggiunge la Milano rossonera per trascinarla allo scudetto.

Andando indietro di tre anni e restando fermi al Milan, spiccano i nomi di Thiago Silva e Alexandre Pato, arrivati tra mille dubbi in Italia e diventati in poco tempo calciatori affermati e, nel caso del difensore, punti di riferimento per un ruolo specifico. Impatto simile, più che positivo in termini di punti, lo hanno avuto Pepito Rossi, l’uomo della salvezza del Parma della stagione 2007/2008, e Mohamed Salah che soli dodici mesi fa ha ridato vita alla Fiorentina, prima di perdersi a Roma. Ma se c’è un principe del calciomercato invernale quello è sicuramente Mario Balotelli e i suoi 12 gol in 13 presenze da gennaio a giugno 2013 fondamentali per il raggiungimento dell’obiettivo Champions.

E il Napoli? Il club azzurro non è propriamente famoso per gli acquisti in questo mese dell’anno. In principio fu O Animal Edmundo, altresì conosciuto come “L’uomo del Carnevale”, approdato nel capoluogo campano in un San Paolo in festa, e finito di diritto per essere il simbolo dell’inutilità del calciomercato invernale. Non diede il suo apporto alla salvezza della squadra, limitandosi ad un’unica vera perla personale siglata nell’ultimo turno di campionato, quando ormai la retrocessione degli azzurri era già cosa fatta. Ma il brasiliano è in buonissima compagnia: anche Daniele Mannini, definito il “nuovo Cristiano Ronaldo” dagli addetti ai lavori al momento della sua firma nel gennaio 2008, ha deluso non poco le aspettative dei tifosi partenopei. E la lista continua con i vari Armero, Rolando, Edu Vargas, Jesus Datolo, tutti finiti nella massa incolore delle delusioni azzurre.

A volte però la finestra invernale di trattative sa dare i suoi frutti alla distanza. L’esempio lampante è Jorginho, il regista del Napoli capolista, passato nell’inverno 2014 da Verona alla Campania dove dominava il 4-2-3-1 beniteziano in cui l’italobrasiliano non è mai riuscito ad imporsi. “E’ un bidone”, si pensava, ma poi l’arrivo di Maurizio Sarri gli ha rivoluzionato la carriera. E i risultati sono (per fortuna) sotto gli occhi di tutti.

Lo stesso Manolo Gabbiadini (gennaio 2015) può essere considerato il fiore all’occhiello del calciomercato condotto dalla Società di Aurelio De Laurentiis, nonostante la troppa panchina lasci presagire scenari che, prendendo in considerazione il valore del ragazzo, i tifosi del Napoli difficilmente accetteranno.

Insomma, nel gioco del dare e avere, comprare quando fuori fa freddo non è poi questa grande intuizione: il rischio di incappare nell’ “Edmundo di turno” c’è ed è consistente, anche se a guardare il rendimento di Jorginho, si fa presto a tirare un sospiro di sollievo. Con la speranza che i nuovi arrivati possano imitare il centrocampista azzurro, magari anche nel breve tempo per incrementare il sogno della parolina magica, una cosa è certa: finalmente si tornerà a parlare di calcio giocato.


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